Il commento del direttore
Remo Vangelista
La questione relativa alle concessioni per l’esercizio di attività balneari nelle aree demaniali marittime e lacustri torna alla ribalta.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’Europa marcia a due velocità, con un’Italia che fatica ad adeguarsi alla direttiva Bolkestein, che dal 2006 prevede la messa a gara delle concessioni balneari. In rispetto alla normativa Ue che disciplina la libera concorrenza, altri Paesi come la Francia si sono messi a regime, mentre l’Italia ha addirittura concesso una maxi proroga fino al 2034, malgrado il monito del ministro Gianmarco Centinaio, che ha sottolineato come “al 99,9% andremo in infrazione comunitaria”.
Squilibri affitto-fatturato
Da qui emergono enormi squilibri fra affitto dell’area e fatturato prodotto: il Twiga Beach Club a Marina di Pietrasanta, di proprietà di Falvio Briatore, ad esempio, risulta essere secondo un’indagine Codacons lo stabilimento balneare più costoso, con i ‘Presidential Gazebo’ che per un giorno di noleggio in agosto, sempre secondo il Corriere della Sera, si aggirano sui 1.000 euro. Così, Briatore si trova a fatturare 4 milioni l’anno pagando una tassa demaniale di 17.619 euro. Ma non sono da meno tante altre location, come il Romazzino di Porto Cervo o l’Exclesior di Venezia.