Il commento del direttore
Remo Vangelista
I criticatissimi studi di settore cedono il passo agli Isa, ovvero gli Indici sintetici di affidabilità. Il nuovo strumento debutterà quest’anno e, come spesso accade con le novità fiscali, porta con sé un carico di dubbi sul funzionamento.
Il punto di partenza (sin da quando, oltre 2 anni fa, si iniziò a parlare degli Isa) è l’abbandono della logica ‘punitiva’ degli studi di settore per adottarne una premiale.
Gli Indici si basano infatti su una nuova logica: attribuire a ciascun contribuente un ‘valore’ compreso tra 1 e 10 in base alla normalità e alla coerenza della gestione. In base a questo punteggio, il contribuente stesso potrà godere o meno di una serie di agevolazioni, che in sostanza consistono in un minore carico burocratico.
Uno sguardo sul lungo periodo
In altri termini, più l’Agenzia delle Entrate considera affidabile un soggetto, minori saranno i dubbi sul suo operato e dunque gli strumenti di controllo adottati nei suoi confronti.
Un’altra importante novità riguarda il fatto che, a differenza degli studi di settore, gli Isa non guarderanno solo all’ultimo anno fiscale, ma all’intero decennio. Questo significa che non sarà sufficiente un anno ‘difficile’ per la propria attività per finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate.
Inoltre, gli Indici prevedono la possibilità per il soggetto di ‘scalare’ la classifica adeguando il proprio fatturato e dunque versando somme aggiuntive.
In un primo momento, il termine per le comunicazioni era stato fissato al 30 settembre. Ma, dal momento che il software è stato rilasciato nella prima versione solo pochi giorni fa, avanza l'ipotesi di una proroga.