Il commento del direttore
Remo Vangelista
C’è luce in fondo al tunnel, per chi sa vedere le nuove opportunità, anche se dalla sberla del 2020 ci si riprenderà a fatica. E un pezzo di business travel non tornerà più.
Lo dicono gli Osservatori sul digital travel e sui viaggi d’affari del Politecnico di Milano, che hanno messo nero su bianco i numeri dell’anno scorso, mostrando come il turismo organizzato, dai t.o. alle agenzie compresi i vettori aerei, abbia perso fino al 90% del fatturato. “Hotel e strutture ricettive hanno parato il colpo, grazie al rimbalzo estivo, con un -40% circa. A metà si collocano le Ota” ha spiegato Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo.
Le previsioni
Ma ora interessa il futuro. Come andrà il 2021? Nell’hospitality, il 45% delle strutture prevede una crescita, il 28% la stabilità, il 25% ancora un calo. Ma nel trade organizzato va peggio, perché solo un terzo crede di crescere. Pure il settore del business travel è spaccato. “Le imprese hanno speso il 63% in meno in viaggi nel 2020. E se un 59%, quest’anno, tornerà a investire di più, c’è un 35% di soggetti, specialmente nei servizi, che diminuirà ancora” segnala Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio sul Bt. Traduzione: una quota di trasferte di cortesia, ma in realtà inutili, sparirà per sempre.
Sfida aperta
Le premesse per la ripresa comunque non mancano. “Il 2020 ha segnato una svolta nell’ecosistema del travel. La domanda si è trasformata, ma ha dimostrato una forte reattività non appena si è presentata l’occasione di tornare a viaggiare, dando un segnale molto positivo per le valutazioni sulla ripresa del mercato – precisa Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo -. Gli attori dell’offerta che riusciranno a superare questa crisi si trovano di fronte alla possibilità di accelerare verso cambiamenti già in cantiere su temi come la digitalizzazione del journey, la sostenibilità e il neverending tourism. Una rinnovata capacità di collaborazione tra gli operatori del settore potrà essere humus fertile per accettare la sfida o, al contrario, rifugio per rimanere ancorati a vecchie logiche. A ciascuno decidere se scegliere la strada della recriminazione o la sfida dell’innovazione”.
Focus sulle adv
Per chiudere qualche pratica in agenzia una chiave è quella offerta da Maria Elena Rossi, direttore marketing dell’Enit. “Chi viaggia cerca il prodotto, l’esperienza, ma soprattutto vuole fiducia. Partire sicuri e forti di un’assistenza continua non ha eguali. L’elemento umano conta. Ecco allora che c’è uno spazio enorme per l’agente che sa trasformarsi in consulente”. Con una avvertenza: “Serve stringere i denti sul prezzo e non svendere. Recuperare volumi abbassando le tariffe è rischioso, non restano margini per investire sull’innovazione”.
Strumenti per il rilancio
Si riparte dai trend che il Covid ha accelerato. Lo smart working è un business per gli hotel. “Il 39% di loro ha ospitato lavoratori in remoto nel 2020”. Bisogna tenerne conto, al di là dell’emergenza. I viaggiatori sono inclini al cosiddetto “neverending tourism”, il viaggio che non finisce mai: prima di partire gradiscono una fruizione online (del territorio o del museo), vogliono interagire con le app durante il soggiorno, desiderano portarsi via qualcosa di locale al ritorno. Il 42% delle strutture offre ai clienti prodotti enogastronomici o di artigianato, anche tramite un eCommerce. Anche quest’anno andranno forte escursioni, vita all’aperto, sostenibilità. Il 50% dei viaggiatori è pronto a premiare brand impegnati nella responsabilità sociale.
Il nuovo turismo di prossimità
E poi il turismo di prossimità non è solo quello italiano, ma tutto quanto sia raggiungibile entro i 1.000 km in auto: l’outgoing e l’incoming europeo sono possibili.