Il commento del direttore
Remo Vangelista
Sulla tendenza alla stabilizzazione delle tariffe aeree nel 2024 paiono ormai concordare quasi tutte le compagnie. Meno sulle ragioni. Il ceo di Ryanair Micheal O’Leary ha recentemente osservato sull’Economic Times che “i prezzi dei biglietti stanno crescendo meno del previsto. Un fenomeno piuttosto sorprendente, perché non siamo sicuri che dipenda dal sentiment dei clienti o piuttosto dagli effetti della recessione in Europa”.
Che possano verificarsi di nuovo aumenti sino al 20% è stato escluso pure dal gruppo di ricerca ForwardsKeys, visto che le tariffe sono rimaste ‘piatte’ durante tutti i primi mesi dell’anno e nell’intero blocco continentale. Persino Singapore Airlines, che ha comunicato un profitto annuale record, ha visto diminuire sensibilmente il netto negli ultimi tre trimestri. “Crediamo che l’offerta e la domanda dei voli stiano andando incontro a un ribilanciamento - ha rilevato Ronald Lam, ceo di Cathay Pacific -, ragion per cui le tariffe aeree proseguiranno a normalizzarsi per tutto il 2024”.
Con una ripresa più rallentata dei flussi di traffico per via delle restrizioni Covid, l’area Asia-Pacifico è l’unica a mostrare prezzi ancora superiori del 7% rispetto al 2019, ma in Europa i viaggiatori sono ormai sempre più attenti alle offerte economiche. Stando all’ultimo report di Moody’s riportato dal Sole 24Ore, l’attuale situazione di mercato è connessa all’aumento del prezzo del carburante che, insieme alle incertezze geopolitiche, dovrebbe contenere gli utili operativi delle compagnie aeree attorno agli 11,4 miliardi di dollari (nel 2023 sono stati 11,6). Se Lufhansa, Air France-Klm e IAG hanno chiuso ciascuna il trimestre in perdita, oggi fa più utile solo chi - come Iberia o British Airways - vola su destinazioni fuori dalle aree di crisi.