Il commento del direttore
Remo Vangelista
Con i margini non si scherza mai in casa Ryanair. Del resto il suo ruolo di macchina da utili senza eguali deve essere difeso a spada tratta e il suo ceo Michael O’Leary ha sempre battagliato per non arretrare su questo fronte. Ha avuto anche dei sogni mai realizzati, come i bagni a pagamento, subito stigmatizzati, oppure i viaggi in piedi con speciali sedili per caricare a bordo più persone, progettati e mai messi in campo.
Un altro mondo
Purtroppo però la situazione è cambiata e il periodo delle vacche grasse è ormai un ricordo per tutti. Anche per le grandi low cost. Chi si ricorda le clamorose offerte dei biglietti a un euro, 5 euro? Sembra che siano passati anni luce, sono finite completamente nel dimenticatoio, impraticabili al giorno d’oggi. I prezzi del carburante sono sotto gli occhi di tutti così come le recenti ‘vittime’ (da Wow Air a Germania, solo per citarne due) di un mercato dove solamente i grandi gruppi sembrano in grado di restare a galla a testa alta.
In più in casa Ryanair da circa un anno a questa parte per la prima volta ci si trova a confrontarsi con costi del personale saliti per gli adeguamenti messi in campo dopo gli accordi con i sindacati. Per non parlare dei colpi derivanti dagli scioperi dei controllori di volo. Insomma tutto un nuovo mondo.
Le alternative
Servono nuove strade. I prezzi bassi, il mantra della compagnia, non possono salire più di tanto. Meglio andare a cercare altre ancillary, servizi a pagamento che una volta non lo erano e ora vengono inseriti alla voce plus. Negli ultimi due anni Ryanair ha lavorato sodo alla voce policy bagagli facendo modifiche e aggiunte in grado di garantire nuove entrate. E scatenando battaglie con consumatori e antitrust sulla liceità o meno dei provvedimenti nuovi. Nei giorni scorsi, poi, è arrivata l’ultima decisione: 25 euro per i bimbi sotto i due anni. La parola gratis sta progressivamente uscendo dal vocabolario di Ryanair.