Il commento del direttore
Remo Vangelista
La conferma è arrivata dall’Airports Council Internazional (Aci): l’Asia Pacifico sarà l’ultima regione i cui viaggi aerei recupereranno i livelli pre-pandemici.
Il recente Outlook dell’Aci prevede infatti che la ripresa completa dell’area non avverrà prima della fine del 2024, mentre per il 2021 e il 2022 il totale di perdite di entrate degli scali della regione è stato calcolato in 41 miliardi di dollari.
La lunga strada della ripresa
La strada della ripresa, dunque, per questa porzione del mondo è ancora lunga: le stime indicano infatti che quest’anno l’Asia Pacifico raggiungerà solo il 55% dei volumi pre-pandemia, non molto di più del 43,5% recuperato lo scorso anno. Un trend che, come spiega Simple Flying, contrasta nettamente con il ritmo della ripresa in Europa e Nord America, che si stima raggiungeranno rispettivamente il 70 e l’80% dei livelli del 2019.
Nel complesso gli aeroporti dell'Asia Pacifico e del Medioriente quest’anno stanno gestendo meno della metà dei passeggeri rispetto al 2019, pur continuando a sostenere spese significative, motivo per cui stanno perdendo denaro.
Segnali di ripresa
Tuttavia qualcosa ora sta cambiando: come spiega il direttore generale dell'Aci Asia Pacifico, Stefano Baronci, grazie al notevole allentamento delle restrizioni pandemiche in Giappone, Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan il volume di passeggeri nella regione sta lentamente risalendo.
Intanto, però, Aci prevede per quest’anno, nell’area, circa 1,84 miliardi di passeggeri, cifra che porrà l’Asia Pacifico dietro all'Europa e al secondo posto nel ranking insieme al Nord America. Nel 2019, invece, la regione aveva registrato 3,38 miliardi di passeggeri, il 37% del traffico globale.