Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il 2023 è stato un anno da incorniciare per molte compagnie aeree: per diversi motivi analizzati in vario modo negli scorsi mesi, molti vettori hanno chiuso lo scorso esercizio con ricavi e utili da record.
A fare la loro parte è stata anche l'impennata dei costi dei biglietti, legata a doppio filo con una ripresa della domanda che ha colto alla sprovvista anche gli stessi addetti ai lavori. In combinazione con un'offerta che non riusciva a stare al passo con le richieste del mercato, il fenomeno ha portato a un innalzamento delle tariffe quasi senza precedenti.
Molti vettori hanno così potuto chiudere i conti con i finanziamenti statali erogati durante la fase più dura delle restrizioni legate al Covid.
Ma ora la situazione sembra cambiare: i primi segnali stanno già arrivando da diverse parti.
I pericoli da affrontare
Uno dei primi punti riguarda le diverse vicissitudini dei B737 Max, che hanno messo a terra diversi aerei in tutto il mondo per verifiche. E in un periodo in cui il trasporto aereo ha 'fame' di seggiolini, le ripercussioni sono state notevoli.
United Airlines, ad esempio, ha dovuto rivedere le previsioni per il primo trimestre dell'anno che, dopo un 2023 da record, chiuderà in perdita. A detta della compagnia, proprio a causa dei problemi agli aerei Boeing e alle mancate consegne dei nuovi modelli.
Ma non è questo l'unico problema. easyJet, annunciando i dati del trimestre, sottolinea l'impatto dei mancati introiti legati alle tensioni in Medio Oriente. Che, stima la compagnia, peseranno per 40 milioni di sterline nei prossimi mesi.
A tutto questo si aggiungono i problemi di approvvigionamento di vario tipo, sempre legati alla situazione in Medio Oriente, dal momento che molte merci (carburante compreso) devono viaggiare per tragitti molto più lunghi per arrivare dall'Asia all'Europa. Con un conseguente aggravio dei costi.