Il commento del direttore
Remo Vangelista
Si chiama shadow hospitality ed è a tutti gli effetti un’attività economica che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.
A tracciarne un quadro preciso è stata Federalberghi che, per mano del suo presidente Bernabò Bocca, ha consegnato oggi al ministro Gian Marco Centinaio un rapporto dettagliato sulle caratteristiche del fenomeno del sommerso turistico e le ripercussioni su clienti e imprenditori del ricettivo.
“Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete - afferma Bocca - e mettiamo questo elenco a disposizione di tutte le amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti che desiderino fare luce sul fenomeno”.
Non è una forma integrativa di reddito
Un fenomeno che non è, rimarca il rapporto, una forma integrativa di reddito, bensì una vera e propria attività economica. Più della metà degli annunci (il 62,22%) sono infatti pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con casi limite di soggetti che ne gestiscono più di 4mila.
Una bugia, dunque, così come lo sono le altre tre scovate da Federalberghi.
Non è un'attività occasionale, nè esperienziale
Innanzitutto non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare, in quanto più di tre quarti degli annunci (il 76,88%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.
Inoltre non è vero che si tratta di attività occasionali, poiché quasi due terzi degli annunci (il 65,48%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno.
Infine non è vero che le nuove formule tendano a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi, infatti, sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove maggiore è la presenza di esercizi ufficiali.
"Il doppio inganno"
"A causa di questa narrazione fraudolenta - sottolinea Bocca - il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato. Si pone inoltre con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”.
E accusa anche le piattaforme online, “che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere o addirittura incoraggiano e proteggono il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali”.
Il registro degli alloggi
La richiesta, a questo punto, è duplice: l’istituzione urgente di un registro nazionale degli alloggi turistici e, aggiunge Bocca, che si affermi con chiarezza, anche per le locazioni brevi, l’obbligo di rispettare le norme di tutela dei clienti, dei lavoratori, dei vicini di casa, della collettività e della concorrenza”.