Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Si tratta di una misura che, se confermata, andrebbe a colpire proprio quella classe media che il Governo dice di voler supportare nella capacità di spesa mettendo le mani nelle tasche dei proprietari italiani”. Così Aigab - Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi - sull’ipotesi di un innalzamento della cedolare secca al 26% per gli affitti brevi.
In una nota, l’associazione guidata da Marco Celani definisce un “autogol dello Stato” la misura prevista dalla nuova Legge di Bilancio. “Forse non è ancora chiaro a chi immagina queste norme che per, lo Stato, gli affitti brevi valgono circa 11 miliardi di euro in termini di prenotazioni dirette, circa altri 44 miliardi di indotto per un totale di circa 57 miliardi di Pil, calcolando anche quanto attivato da ristrutturazioni, arredi e manutenzioni – scrive l’assocazione -. E per i cittadini, per gli italiani, gli affitti brevi sono uno strumento per arrotondare e integrare il proprio reddito nel pieno rispetto della legalità”.
Per Aigab l’incremento dell’imposta accrescerà l’evasione. “Lo spirito della cedolare secca è rendere conveniente e semplice pagare le tasse, ma un incremento dal 21 al 26% avrebbe come unico effetto quello di spingere i proprietari verso gestioni opache per non dire espressamente verso il sommerso”.
Un fenomeno che per l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi il Governo dovrebbe cotrastare concentrandosi “sulla rapida attuazione di una Banca Dati nazionale incrociando automaticamente ed in tempo reale dati già oggi più che noti all’Agenzia delle Entrate. Attualmente per un proprietario la rendita netta tramite gli affitti brevi equivale al 35% dell’incasso, dal cui totale complessivo deve infatti stornare cedolare secca (21%), costi per le utenze (circa 3mila tra elettricità, gas, wi-fi, Tari, Tasi, Imu), costi delle pulizie (10% degli incassi), costi dei portali online (20% degli incassi). Va da sé che innalzando al 26% la cedolare secca lo Stato vedrà come conseguenza un minor gettito perché ai proprietari converrà affittare per meno giorni e magari in nero piuttosto che investire in una gestione complessa come quella online per lasciare una % così alta al fisco”.