Il nodo stagionali
continua a pesare
sul turismo

Se da una parte il turismo italiano cresce, dall’altra si lamenta la carenza di personale stagionale.

Centotrentacinquemila, è questo il numero che secondo la Federazione dei Pubblici Esercizi andrebbe a colmare l’attuale necessità delle aziende che oggi, invece, fanno fatica a reperire i lavoratori.

Tra luglio e settembre, sommando il settore turistico, ricreativo e balneare, si parla di più di 270mila stagionali, di cui 204mila destinati alla ristorazione. Il problema? Un’azienda su due non riesce a trovarli, risultando sprovvista della forza lavoro necessaria per erogare al meglio i propri servizi.

“Per risolvere la situazione - spiega Luciano Sbraga, direttore del Centro studi di Fipe Confcommercio su ilmessaggero.it - bisogna migliorare la conciliazione lavoro-vita privata, aggiornare il personale e fidelizzarlo”.

Secondo Sbraga, inoltre, il compito diventa ancora più arduo a causa di un limitato quantitativo di giovani - solitamente maggiormente predisposti a un impiego stagionale -, senza contare che a questo si sommano le condizioni di lavoro negative e spesso irregolari nonché le retribuzioni basse.

“Serve - conclude Samantha Merlo, segretaria nazionale Uiltucs, - redistribuire la ricchezza, anche incentivando di più gli accordi di secondo livello e fare una programmazione stabile degli orari di lavoro”.

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