Il commento del direttore
Remo Vangelista
Fiumi di turisti attesi da tutto il mondo, ma anche prezzi al rialzo e affollamento. Sono i due volti dei grandi eventi e un appuntamento come il Giubileo di sicuro non fa eccezione.
Dopo un 2024 consacrato da risultati record, il 2025 sarà un anno che metterà alla prova la tenuta dell’incoming nel nostro Paese, come evidenzia l’ampio servizio che sarà pubblicato su TTG Today, online dal 13 marzo.
La voce degli operatori incoming parla chiaro: sotto la lente, nei prossimi mesi, non ci sarà soltanto la Capitale, ma anche diverse mete della Penisola legate al turismo religioso. “Il turismo religioso - spiega il direttore generale di Imperatore Travel World, Rosario Trani - porta i viaggiatori a scoprire l’intera Penisola, visitando luoghi iconici come Assisi, San Giovanni Rotondo, Napoli con le sue reliquie e i numerosi santuari disseminati sul territorio”.
Un’occasione per portare alla ribalta anche angoli meno noti del Paese, come evidenzia Marcello Mangia, ceo e chairman di Mangia’s: “Questo scenario offre un’opportunità unica per incentivare i visitatori a esplorare l’Italia al di là delle mete più frequentate, mantenendo al contempo un forte appeal sui mercati internazionali”.
Il segmento lusso
Dina Ravera, founder e ceo di Destination Italia, pone inoltre l’accento sul segmento alto: “L’Italia attrae turisti molto diversi. Per quanto riguarda il nostro bacino, focalizzato su luxury e high-end, si guarda a Roma come a una tappa da visitare, prevedendo però di trascorrere molto tempo in altre destinazioni del Paese”.
Ma a volte non è tutt’oro quello che luccica. E, come accennato in apertura, appuntamenti di questo tipo hanno anche un rovescio della medaglia. A chiarirlo ci pensa Gino Acampora, ceo di Acampora Travel: “Per esperienze già vissute, spesso i grandi eventi allontanano una parte dei turisti, spaventati dal forte aumento dei prezzi e da una vivibilità delle destinazioni che rischia di essere compromessa”. Non solo: “Anche la preoccupazione sicurezza non va sottovalutata, per cui non sono convinto che il Giubileo produrrà i numeri previsti”.
Il risultato, prosegue Acampora, è che “alcuni operatori internazionali, ad esempio, hanno preferito spostare la programmazione Italia dal 2025 al 2026”.