Caffè con il direttore
Domenico Aprea
e la svolta del Mare Italia

Trasparente e mai sopra le righe. Questo è Domenico Aprea, ceo di Ota Viaggi. Durante l’intervista comprendi perché questo tour operator continua a macinare numeri e consensi tra le agenzie.

Non ti dirà mai che il suo è un prodotto di alto livello , ma è invece consapevole che nel target famiglie può dire ampiamente la sua idea. Dispone di un playmaker come Massimo Diana, direttore commerciale apprezzato dalle adv perché lo trovi ovunque, dalle convention dei network a bordo delle navi Msc. Aprea sa bene però che qualcosa nel mercato del mare Italia sta cambiando e in questo appuntamento con il Caffè con il direttore conferma impressioni e tendenze.

Aprea, partiamo dal mare Italia. Qualcosa si è inceppato?

Qualcosa sta cambiando è molto evidente. Penso sia necessario fare evolvere il business model in altro modo. La decisione è inevitabile. Non è più preciso e cadenzato come un tempo e oggi anche l’alta stagione presenta momenti di difficoltà (nelle vendite) che devono essere gestiti con cura.

Nel 2023 avete chiuso l’esercizio fiscale a 83 milioni di fatturato. Le proiezioni del ’24 indicano una crescita contenuta?

L’aumento dei prezzi che discutono tutti aiuterà anche noi a chiudere il bilancio con una progressione del 5%. Non avremo più passeggeri a fine anno. Ci tengo ad essere trasparente e ammettere che la crescita appartiene al listino. Oggi il lavoro del tour operating è sempre più complesso.

Vuole essere un grido d’allarme? Cosa è mutato nel tempo?

Serve maggiore programmazione per tutte le voci del business, serve capacità e migliore gestione finanziaria. Noi siamo solidi e capitalizzati. Abbiamo reinvestito gli utili e siamo forti, ma non puoi distrarti un attimo.

Esiste un’idea Ota per aprire una linea di fascia alta?

Lo sento dire da qualche tempo ma noi siamo bravi sul nostro target. Prima di bruciare risorse bisogna fare in modo che i progetti siano in grado di reggersi in piedi da soli.

Il 2 giugno ’23 l’incendio nella sede di Roma. E’ stato difficile ripartire?

A livello psicologico tantissimo. Sul lato finanziario come dicevo prima siamo solidi. In quei giorni ho capito veramente l’importanza di questo. E poi la forza della famiglia Ota (intende dire tutti i dipendenti n.d.r.) Adesso per un po’ siamo a posto, tra pandemia e incendio; vorrei stare tranquillo per un po’ di anni...

Tra lo sbarco fuori Italia e altre regioni cosa sceglie?

I mercati esteri preferisco lasciarli ai colleghi che fanno bene il mestiere. Vorrei aprire in Toscana ma non si trovano villaggi del nostro taglio.

Molte adv vi scelgono da anni senza cambiare strada. Cosa offre Ota al mercato rispetto ad altri tour operator?

Noi mettiamo le agenzie al centro dell’universo. Perché ci crediamo, non siamo ruffiani. Il t.o. deve essere intermediato e mi auguro che la filiera resista ancora a lungo. Bisogna solo alzare il livello dell’ottimismo e non cercare sempre il lato oscuro...

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