Il commento del direttore
Remo Vangelista
Non solo dazi, ora si aggiunge anche la paura dei turisti di avere problemi con l’Immigration made in Usa, e i grandi istituti di analisi turistica rivedono al ribasso le stime sulle previsioni degli Stati Uniti. Dopo i dazi e l’aumento dei costi dei viaggi, ad aggravare la situazione ci sarebbe infatti la crescente sensazione di insicurezza da parte dei cittadini canadesi, messicani e ora anche degli europei, di incappare in errori giudiziari.
Secondo il Wall Street Journal l’amministrazione Trump ha ordinato ai funzionari dell’ufficio immigrazione di irrigidire i controlli sui turisti. Da gennaio infatti almeno 3 turisti tedeschi e una ricercatrice francese hanno passato 2 settimane in carcere o in centri di detenzione per immigrati illegali, con diverse accuse poi decadute. E una gallese ha raccontato di essere stata trattenuta per 19 giorni e condotta sul volo di espulsione “con catene alle gambe e manette”. Le risposte non si sono fatte attendere.
La reazione dei Paesi Ue
La Germania ha aggiornato mercoledì il suo avviso di viaggio per gli States, per sottolineare che un visto o un’esenzione d’ingresso non garantiscono più l’automatico ingresso nel Paese. Anche la Gran Bretagna ha recentemente rivisto le sue raccomandazioni e la Reuters ha riferito ai propri connazionali che “chiunque venga trovato a violare le regole di ingresso nel Paese potrebbe essere arrestato o detenuto e le leggi vengono applicate strettamente”.
Il Ministero degli Affari Esteri finlandese e la Danimarca hanno invece informato i passeggeri di contattare preventivamente l’ambasciata Usa prima di partire “se il sesso riportato sul passaporto non corrisponde al sesso alla nascita”.
Gli effetti sulle prenotazioni
Problemi che, uniti alle dichiarazioni del presidente Trump contro l’Europa, rischiano di alimentare un sentiment anti-statunitense, con serie ripercussioni sulle prenotazioni.
Flight Centre, la più grande agenzia di viaggi del Canada, ha dichiarato all’inizio del mese scorso a Forbes di aver assistito a un’ondata di clienti che hanno annullato le vacanze negli Stati Uniti e prenotato altrove. Solo a febbraio i turisti canadesi verso gli Usa sono diminuiti del 23%. Non è un caso che l’Oxford Economics, che fino ad inizio anno prevedeva una crescita turistica degli States del 5% per il 2025, parla ora di una previsione in negativo per il turismo incoming, pari a meno 9%. Si tratterebbe, se confermata, di una decisa inversione di tendenza pari ad un crollo del 14%. Il rischio è una perdita per il comparto di 64 miliardi di dollari.