Come cambiano (per sempre) le crociere: oggi siamo alla quarta rivoluzione

L’occasione è offerta dall’esordio europeo del “barco mas grande del mundo”, la Wonder of the Seas di Royal Caribbean: cercherò di spiegare perché le crociere di oggi sono un prodotto molto diverso da quello originale.

Premessa, per l’ammiraglia della classe Oasis parlano i numeri: 237.000 tonnellate, 362 metri di lunghezza, 18 ponti, 6.988 (non 7.000, eh) ospiti e 2.300 membri dell’equipaggio. Colossale. Numeri funzionali - anche - a un radicale revisione del concetto di crociera. Revisione, sia ben chiaro, che investe tutti gli operatori, quindi non solo Royal Caribbean, ma anche Costa, MSC & C.

Stiamo assistendo alla quarta rivoluzione di quello che - meno di un secolo fa - era nato come prodotto accessorio alle traversate oceaniche dall’Europa alle Americhe: quelle che prima avevano accompagnato emigranti dalle povere Irlanda o meridione d’Italia alle speranze del Nuovo Mondo e - poco dopo - nobili e ricchi borghesi da Southampton a New York (il Titanic non ci sarebbe mai arrivato).

La prima rivoluzione ebbe luogo dopo il secondo conflitto bellico: si poteva andare in crociera come in villeggiatura, partendo e tornando nello stesso luogo, visitando Paesi e città che non si sarebbero facilmente raggiunte con altri mezzi. Prodotto per clienti danarosi e con disponibilità di tempo, quindi per pochi eletti.

La seconda rivoluzione fu quella innescata dal serial televisivo “Love Boat”, ambientato sulla Pacific Princess, capitanata dal mitico comandante Stubing. Erano gli anni ‘80 e improvvisamente il mondo capì che su una nave da crociera ci si poteva anche divertire (bere, ballare e cuccare, tra l’altro) e l’età media scese improvvisamente, accogliendo giovani e famiglie.

La terza rivoluzione é recente, ha avuto luogo soprattutto nel Mediterraneo e ha trasformato la crociera in prodotto di massa: ne é testimonianza il fatto che i soli croceristi italiani sono passati, dal 2009 al 2019, da poche decine di migliaia a 900.000. Navi sempre più grandi, attracchi in sempre più porti, itinerari sempre più vari.

La quarta rivoluzione é attuale, e per dimostrarla citerò appunto Royal Caribbean. La parola chiave é “intrattenimento” al posto di “viaggio”.

Tutti e quattro gli spettacoli di punta del programma serale della Wonder of the Seas sono produzioni esclusive del Royal Caribbean Production Studio di Miami: 40.000 mq per allestire gli show sulle navi, neanche a Broadway. Secondo, l’incremento del tempo trascorso “at sea” durante una classica crociera da 7 notti: verso i Caraibi da NYC, ad esempio, sono previsti 3 o 4 giorni di navigazione, quindi ne rimangono ben pochi per le soste. Infine, le “private destination”, ovvero le isole private dove attraccano le grandi navi: alle Bahamas, per dire, ne possiedono una sia Royal Caribbean che MSC. Arriveranno anche nel Mediterraneo.

Conclusione: il prodotto crociera oggi è sempre più “in house”, ovvero sotto il totale controllo dell’armatore. A terra si sale e si scende, ma ci si sta poco. A bordo, il più a lungo possibile. Perché non c’è limite al divertimento.

Peccato, per noi boomers nostalgici della Statua della Libertà che si stagliava nella nebbia, quando da lontano intravedevamo il Nuovo Mondo.

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