Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Abbiamo di fronte a noi un periodo di grosse incertezze e un percorso totalmente in salita”. Nelle parole di Maria Carmela Colaiaicovo, vicepresidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi (nella foto), si legge tutto il timore del settore alberghiero per le incognite che continuano a gravare sul suo futuro nonostante l’avvio della Fase 3, con il ritorno alla circolazione all’interno del Paese.
In fumo 26 miliardi di euro
Il weekend del 2 giugno si è infatti chiuso ancora con un ‘nulla di fatto’ per il settore turistico, con mancati introiti stimati per almeno 1 miliardo di euro che vanno a sommarsi a circa 25 miliardi di euro persi a causa del fermo del comparto che dura ormai da 100 giorni.
“Il problema che più ci preoccupa – sottolinea Colaiacovo - è che molti operatori non possano riaprire in assenza della necessaria sostenibilità economica. I flussi di cassa si sono interrotti drasticamente i primi di marzo e per questo auspicavamo un intervento del Governo che sostenesse le imprese in questa situazione di assoluta gravità”.
Le richieste del comparto
Secondo Confindustria Alberghi sono dunque necessarie misure subito efficaci, tra cui in primis favorire il rientro in azienda dei lavoratori oggi in cassa integrazione, prevedendo che il valore degli ammortizzatori sociali si trasformi in riduzione del costo del lavoro. Una misura a costo zero per le casse dello Stato, ma che riporterebbe i lavoratori in azienda con il recupero della piena retribuzione e renderebbe più sostenibile la riapertura per le imprese “mettendole al riparo le imprese del settore dagli appetiti di speculatori, o peggio della malavita” conclude la vicepresidente.
A oggi oltre il 95% delle strutture alberghiere è ancora chiuso e il 97% dei lavoratori del settore è in attesa della cassa integrazione.