Il commento del direttore
Remo Vangelista
Un’estate diversa per tutte le destinazioni italiane quella del 2020, ma per le città d’arte un po’ di più. Le mete culturali della Penisola sembrano infatti pagare il prezzo più alto della pandemia Covid-19. Le stime dell’Enit parlano di un crollo dei turisti stranieri del 55% per una perdita monetaria di 23 miliardi di euro.
Eppure, dice a Repubblica il presidente dell’Agenzia Nazionale del Turismo Giorgio Palmucci, “qualche segnale positivo c’è, come le 200mila prenotazioni dall'estero e i 300 milioni di persone che sul web esprimono la voglia di un viaggio in Italia”.
Venezia la più penalizzata
A pagare maggiormente quest’anno è Venezia, da sempre meta gettonatissima dai turisti d’oltreconfine. Al quotidiano l’assessore al Turismo, Paolo Mar, riferisce che attualmente “è aperto il 70% degli alberghi con tasso d’occupazione sotto il 50%”.
Pesa il blocco della domanda da Cina e Usa. “Di richiesta dalla Cina e dagli Usa non c'è nemmeno l'ombra e molti hotel di lusso, specie nelle città d'arte e d'affari, hanno deciso di non riaprire perché non conviene", spiega il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. “In questo momento – aggiunge - l’unica cosa che sta ripartendo è il turismo italiano, ma solo su destinazioni come Liguria ed Emilia Romagna”.
La speranza, dice, “è di recuperare un po’ di arrivi da Germania, Francia e Gran Bretagna. Se va bene gli hotel italiani chiuderanno con un -50%, se va male con -75%”.