Il commento del direttore
Remo Vangelista
Ancora una volta la situazione di generale confusione e mancanza di regole certe e definite rischia di far naufragare una stagione turistica che di fatto non è mai decollata. Il vertice europeo di fine anno, durato oltre 14 ore, ha confermato le divisioni della vigilia sull’eventuale adozione di restrizioni alla libera circolazione in piena pandemia virale.
Gli schieramenti
Come riporta il Sole 24Ore infatti, l’Europa si presenta ancora una volta divisa sulle regole da seguire e se Grecia, Portogallo e Irlanda seguiranno l’esempio italiano, che prevede fino al 31 gennaio un test negativo in partenza per chi arriva in Italia dai Paesi dell’Ue e anche 5 giorni di quarantena per chi non è immunizzato, Francia e Germania si muoveranno in una direzione diversa.
“Non prevediamo test all’interno dell’Unione, poiché vogliamo preservare il corretto funzionamento del nostro spazio comune” ha detto Emmanuel Macron durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo tedesco, il cancelliere Olaf Scholz.
I Ventisette si sono comunque impegnati ad accelerare per quanto possibile la somministrazione della terza dose di vaccino, definita “cruciale e urgente” e ritenendo questo il modo più efficace di rispondere alla nuova ondata di contagi. Attualmente il 67% della popolazione europea è vaccinata con due dosi. “Siamo in una corsa contro il tempo” ha aggiunto il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis.
Misure urgenti
In realtà è questa già una mezza vittoria per il Governo guidato da Mario Draghi, che non aveva esitato a ribadire l’urgenza di introdurre nuove misure dopo che la commissione Ue aveva lamentato che le restrizioni imposte da Roma avrebbero dovuto essere comunicate con 48 ore di anticipo. "Molti leader – aveva infatti spiegato all’Ansa un funzionario Ue - hanno sollevato il tema di un coordinamento internazionale, della necessità di informare adeguatamente i partner sulle misure europee” e di procedere con “azioni proporzionate”.
Draghi tira dritto
Chiaro il messaggio di Draghi: “C’è la variante Omicron che ha una capacità di diffusione nettamente superiore ma che ci vede in una situazione, almeno fino ad oggi, relativamente favorevole. La diffusione in Italia è inferiore allo 0,2%, mentre in altri paesi Ue è molto diffusa, ad esempio in Danimarca o in Regno Unito, perciò si è deciso di adottare la stessa pratica per chi arriva oggi in Italia dal Regno Unito: per entrare basta un tampone, non credo ci sia molto da riflettere”. "Occorre mantenere il vantaggio a protezione del nostro Sistema sanitario nazionale – ha aggiunto Draghi -. Questa la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia. Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela".
La mappa dell'Ecdc
La tesi di Draghi sarebbe avvalorata dall’ultima mappa del rischio per chi viaggia all’interno dei confini Ue elaborata dall’European center of desease, che in questo momento vede l’Italia in una situazione favorevole rispetto al resto del continente. Mentre Francia, Germania, Grecia e i Paesi dell’est sono classificati in colore rosso scuro, l’Italia, la Spagna e la penisola scandinava godono di una situazione a medio o basso rischio.