Il commento del direttore
Remo Vangelista
Una regolamentazione eccessiva da parte delle destinazioni contro l’overtourism potrebbe rallentare l’industria dei viaggi e, in particolare, il turismo organizzato. A lanciare l’allarme è un nome di peso della travel industry internazionale: Sebastian Ebel, ceo di Tui, che, dopo le proteste che si sono sollevate nei giorni scorsi nelle Canarie contro gli ingenti flussi turistici, ha deciso di pronunciarsi in difesa del settore, invitando, in un’intervista rilasciata a Skift.com, istituzioni e comunità a individuare il vero responsabile del sovraffollamento delle mete di massa.
Il manager mette sotto accusa le piattaforme online e gli operatori dell’home sharing e degli affitti turistici, responsabili, secondo lui, di generare flussi fuori controllo e insostenibili per i territori con ripercussioni negative sulla percezione che le comunità locali hanno dell’industria turistica e del suo apporto sulle località. Perciò, suggerisce Ebel, le proteste come quelle che stanno interessando le isole spagnole non sarebbero “proteste contro il turismo”, bensì, “a favore di un turismo che sia socialmente responsabile ed economicamente arricchente per la popolazione locale”. Un turismo “di valore”, che, sottolinea nell’intervista il manager, sarebbe quello generato quotidianamente dai tour operator, attraverso investimenti diretti sui territori e l’impiego di personale locale, e dalle strutture ricettive, regolarmente registrate e sottoposte frequentemente a rigidi controlli e iter di certificazione.
“Offriamo posti di lavoro reali e investimenti reali nelle destinazioni – ha sottolineato il ceo di Tui -. Eppure siamo noi quelli che devono essere ulteriormente regolamentati”.
La riflessione
La suggestione interessante che emerge dalle parole di Sebastian Ebel è che, tentata la via delle strette, potrebbe essere arrivato il momento di fare gli opportuni distinguo nel leggere il fenomeno dell’overtourism. È veramente il turismo in senso lato a generare la congestione delle aree turistiche o sono particolari comparti i responsabili del fenomeno? E le restrizioni sono l’unica arma per contenerlo? Il rischio, per il manager, è che anche le realtà più virtuose e che, per natura, generano flussi regolari e controllati, generando anche ricchezza sui territori, possano “essere penalizzate da una regolamentazione crescente” con pesanti ricadute sul piano occupazionale, sociale ed economico.