Il commento del direttore
Remo Vangelista
Se andare in vacanza è considerata una vergogna, l’intera industria del turismo rischia di essere messa in crisi. Non si tratta di un’ipotesi così remota: l’ultimo sondaggio condotto negli Stati Uniti da Allianz Global Assistance ha infatti evidenziato, come riporta Travel+Leisure, che i Millennials americani soffrono di un complesso di ‘vacation shaming’, termine con il quale viene descritto un ambiente di lavoro all’interno del quale colleghi e capi indirettamente scoraggiano la richiesta di tempo per le vacanze.
L’ottavo Allianz Travel Insurance Vacation Confidence Index riporta, infatti, che il 25% dei Millennials ha problemi nel richiedere giornate di ferie, un dato decisamente più alto rispetto a quello delle precedenti generazioni di lavoratori: le Generazione X, ad esempio, avverte una situazione di timore nel richiedere tempo per le vacanza solo per il 14%, e fra i lavoratori più anziani la percentuale di chi si sente a disagio scende drasticamente al 6%.
Il dato, che riguarda il mercato del lavoro americano, è supportato nello stesso studio dall’osservazione che il 48% dei Millennials non utilizza tutti i giorni di ferie messi a disposizione dell’azienda. Un problema, questo, che coinvolge anche altre fasce di lavoratori: oltre la metà degli americani dichiara di non aver preso vacanza nell’ultimo anno (53%) mentre il 37% di non aver fatto ferie negli ultimi due anni.
I risultati dello studio di Allianz non sono tanto dissimili da quelli di un survey condotto da Project per il suo State of American Vacation report. In questa analisi emerge come siano le donne nella fascia di età dei Millennials quelle che usano meno giorni di vacanza in tutto l’anno, tanto che è stato coniato il termine ‘work martyr’ per descrivere questa tendenza.
Una tendenza che non promette nulla di buono per l’industria del turismo: oggi quella che rischia di essere messa più in crisi è sicuramente l’area incoming, che rischia di attendere inutilmente l’arrivo dei turisti americani, me se, come spesso accade, le tendenze che si rilevano negli Usa si trasferiscono poi nel Vecchio Continente, anche il mercato dei viaggi tout court rischia di essere messo in difficoltà.