Assunzioni e burocraziaIl pasticcio di Ferragosto

Anche quest’anno non si smentisce il vizio della politica di mettere in difficoltà il turismo in piena alta stagione. Perché, un po’ soffocato dal ritorno di buoni numeri e, dal lato opposto, dalle preoccupazione per l’aumento delle bollette, il diavolo della burocrazia ci ha messo la coda per complicare la vita alle aziende del comparto.

Il giorno di Ferragosto, infatti, è entrato in vigore il decreto Trasparenza e con esso la nuova “dichiarazione di assunzione” che interessa tutte le aziende, di ogni dimensione, e che riguarda non solo i nuovi assunti ma anche chi aveva, in quella data, un contratto di lavoro in corso.

Un nuovo adempimento a carico dei datori di lavoro che, almeno per quanto riguarda il mondo del turismo, probabilmente non era il caso di far partire in altissima stagione.

Di cosa si tratta
Il decreto Trasparenza ha recepito la direttiva UE 2019/1152 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, volta a “migliorare le condizioni di lavoro promuovendo un’occupazione più trasparente e prevedibile, pur garantendo nel contempo l’adattabilità del mercato del lavoro”.

In sostanza, la direttiva prevede che il datore di lavoro debba consegnare a ogni assunto un documento con una serie di informazioni che vanno dall’orario di lavoro alla cassa in cui si versano i contributi e così via, con una ventina di ‘punti’ da soddisfare.

La direttiva avrebbe dovuto essere declinata in ogni Paese tenendo presente la specificità del suo mercato del lavoro. Cosa che in Italia non è accaduta. E a pagare il prezzo più alto sono le piccole imprese, in modo particolare quelle del turismo.

Cosa succede nel comparto
Il perché è presto detto. “Lei tenga conto che il settore del turismo e della ristorazioni effettua una media di 2 milioni e 500mila assunzioni l’anno, il 20% di tutte le assunzioni nelle imprese italiane. Contratti che molto spesso sono di breve se non brevissima durata e realizzati da aziende spesso piccole se non piccolissime” spiega Angelo Candido, capo servizio sindacale di Federalberghi, che da Ferragosto a oggi non ha ancora messo giù il telefono un attimo, subissato dalle richieste di chiarimento delle imprese.

“Per altro – spiega – molte delle informazioni che la nuova norma impone di comunicare al lavoratore in Italia sono già fornite, facendo rimando ai contratti collettivi, cosa che ora non si può più fare. E tutta questa nuova burocrazia ripiomba sulle spalle di microimprese, o più facilmente su quelle di consulenti del lavoro che però poi presentano il conto”.

Un esempio chiarificatore
Federalberghi non contesta la norma in sé, ma l’assurdità della struttura legislativa. E per spiegare, Candido fa un esempio: “Nel turismo in modo particolare esistono lavoratori extra, che vengono impiegati con contratti temporanei magari della durata di un solo giorno, come quelli che vengono assunti nell’alberghiero in caso di feste o banchetti. A ognuno di loro deve essere consegnato il foglio informativo prima della prestazione lavorativa e, nel caso ci siano informazioni che non siano reperibili, il foglio deve arrivare al lavoratore entro un mese dall’assunzione. Che nel frattempo è già terminata da 29 giorni, in caso di durata quotidiana dell’impiego”.

Ma non basta. “Molto spesso – continua Candido nel suo esempio – il medesimo lavorato che ha servito in un banchetto viene richiamato per quello successivo, magari a distanza di una o due settimane. E di nuovo bisogna riconsegnare il foglio informativo, come se fosse la prima assunzione, anche se il lavorato lo ha già ricevuto due settimane prima, perché si tratta di un nuovo contratto”.

Insomma, un pasticcio burocratico che non fa bene a nessuno e sul quale, per altro, stanno iniziando ad arrivare i primi chiarimenti e le prime interpretazioni via circolare, con il risultato di rendere ancora più incerti gli imprenditori su cosa si debba o non si debba fare.

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