Affitti brevi in diminuzione, il nodo del riconoscimento ‘de visu’

Per la prima volta dopo il Covid diminuiscono gli affitti brevi nelle grandi città. A febbraio, infatti, secondo i dati Aigab - l’associazione dei gestori degli affitti brevi - gli annunci nei capoluoghi di regione sono diminuiti dell’11% rispetto al mese precedente, scendendo a 66mila dai 75mila di gennaio; Roma ha registrato una diminuzione di 9 punti percentuali, Milano di 8 e Firenze addirittura di 20 punti percentuali.

“Con tanta offerta e poca domanda i proprietari, anche per via dei tanti adempimenti, si stanno rivolgendo ad altri mercati” commenta Marco Celani, presidente di Aigab. A pesare, quindi, anche il Cin, il codice identificativo nazionale di cui dal 2 gennaio devono essere dotati tutti gli alloggi in affitto breve. Venerdì scorso, come riporta Il Sole 24 Ore, i Cin rilasciati erano 519mila, cifra che corrisponde all’85% delle strutture registrate nella banca dati del ministero del Turismo e dotate dei codici regionali. Questo scarto del 15% appare congruo con il calo delle inserzioni online nel 2025, secondo i principali portali come Airbnb, che da gennaio ha ‘spento’ gli annunci privi di Cin (tranne quelli per locazioni oltre i 30 giorni o con il codice in via di rilascio).

Il fronte caldo di discussione riguarda, però, l’obbligo di identificare ‘de visu’ i clienti. Anche su questo tema verterà l’incontro previsto giovedi prossimo, 20 marzo, al ministero con le associazioni del settore. Sul tavolo la richiesta di consentire il riconoscimento degli ospiti ‘de visu’, come vuole la norma, ma da remoto, sfruttando la tecnologia.

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