Il commento del direttore
Remo Vangelista
È una questione di ore, poi dalle 16,00 di questo pomeriggio si chiuderanno le urne per il referendum Alitalia. E si saprà se la compagnia aerea si salverà oppure no.
Sono 12.500 i dipendenti di Alitalia chiamati a decidere sul destino del vettore, dovendo scegliere se accettare o meno il verbale di pre-accordo su tagli e al personale agli stipendi stabilito dal vertice dello scorso 13 aprile.
Le urne sono state aperte lo scorso 20 aprile e a ieri sera il voto era stato espresso da circa il 70% dei dipendenti.
In caso di vittoria del 'sì'
Se dovesse vincere il ‘sì’, la compagnia sarebbe pronta al rilancio, secondo la strada tracciata sino a oggi. Anzitutto, la ricapitalizzazione da 2 miliardi di euro, di cui 900 milioni a carico di Etihad, il gruppo che attualmente detiene il 49% delle quote di Az, e 200 milioni garantiti dal Governo, tramite Invitalia; il resto proverrebbe dagli azionisti.
Il piano prevede poi risparmi nei costi per 1 miliardo di euro da qui al 2019, l’avvio di nuovi collegamenti lungo raggio ( a breve arriverà , dopo Malè, il volo verso Delhi, riporta stamani Il Corriere della Sera), la rinegoziazione della joint venture con i partner Delta e Air France e la revisione dei leasing sulla flotta, oltre che ulteriori in flotta.
Tutto anticipato nei giorni scorsi dal presidente incaricato Luigi Gubitosi, che ora resta in attesa di poter dare il via all’attuazione dei programmi.
Tempistiche incerte in caso di bocciatura
Ma se dal referendum dovesse vincere il ‘no’, alla compagnia non resterebbe che il commissariamento.
Da parte del Governo, a più voci è arrivata la conferma che non verrà effettuato un salvataggio di Stato, e la ricerca di un nuovo eventuale acquirente che possa risollevare le sorti del vettore sarebbe decisamente difficoltosa e improbabile.
In ogni caso, un primo passo sarebbe la convocazione di un board aziendale immediatamente domani mattina: poi le tempistiche di risoluzione continuerebbero a rimanere nell’incertezza.