Il commento del direttore
Remo Vangelista
Potrebbe essere, ancora una volta, ‘colpa’ del prezzo del petrolio. Ma anche del fisco, più precisamente quello americano. Fatto sta che, come gli addetti ai lavori avranno notato già da tempo, la febbre dei servizi disaggregati ha contagiato praticamente tutto il comparto aereo. Si tratta, in definitiva, delle famose ancillary revenue, trasformatesi però da ricavi accessori a strumento per tenere bassi i prezzi dei voli.
Storia di un fenomeno
Per comprendere come mai i servizi disaggregati sono arrivati a essere così importanti per il trasporto aereo, businessinsider.com ha tracciato una piccola storia di questo fenomeno. Che ha visto un’accelerazione nel 2008, anno della corsa al rialzo del prezzo del petrolio.
Per non perdere entrate senza aumentare i costi dei biglietti, molte compagnie hanno iniziato a ‘spacchettare’ i servizi, separando i costi relativi ad alcune componenti (come spedizione del bagaglio in stiva, pasti e via dicendo).
Il trend, ancora una volta, sarebbe arrivato dall’America. Che può contare su un incentivo in più: gli elementi accessori non sarebbero infatti soggetti all’imposta federale.
Ma anche la concorrenza alle low cost (ovvero le compagnie che tra le prime hanno adottato questa tecnica) ha fatto la sua parte. Inoltre, è stato determinante anche il ruolo di internet e delle nuove tecnologie, che hanno consentito di proporre tariffe sempre più ‘modulabili’.
E il trend sembra non essersi esaurito. In futuro, conclude l’articolo, l’offerta potrebbe diventare ancora più sfaccettata.