Il commento del direttore
Remo Vangelista
Chi si attendeva qualcosa di più su Alitalia, ieri, forse è stato deluso. Ma il passo fatto dal Consiglio dei ministri di ieri, contrassegnato dallo scontro sul decreto Salva Roma, rappresenta un atto concreto (e formale probabilmente da oggi) verso l’intenzione del Governo di avere una presenza importante nel futuro assetto societario della compagnia.
All’interno del Decreto crescita approvato nella nottata, infatti, è stata inserita la norma che praticamente rinvia a tempo indeterminato la restituzione del prestito ponte da 900 milioni di euro; inoltre c’è l’ok alla trasformazione di una parte di questa quota in azioni della nuova Alitalia, che dovrebbe così consentire al Mef di avere il 15 per cento delle azioni, in pratica come Delta, lasciando a Fs il 35 per cento.
L'affaire Atlantia
Nessun segnale o passo avanti, invece, su quel restante 35 per cento determinante per potere partire. L’indiziato numero uno rimane sempre Atlantia, ma per arrivare a un’apertura i questo senso da parte di tutti gli attori in campo (nel dettaglio, oltre ad Atlantia, la controllata Aeroporti di Roma ma soprattutto Lega e 5Stelle) sarà necessario un lavoro politico e diplomatico che al momento appare ancora lungo. Anche in virtù del fatto che il premier Giuseppe Conte sta per partire per la Cina e il tema non potrà essere affrontato prima della prossima settimana. Riaprendo le porte all’ennesimo rinvio della scadenza, in questo caso fissata per il 30 aprile.
Prime reazioni dalla Ue
Tornando invece alla questione del prestito ponte, nella giornata di ieri si è registrata una prima reazione da parte della Ue su tutto l’argomento. Nessuna presa di posizione ufficiale o documento, ma solo l’uscita di un portavoce, che ha ribadito che tutto dovrà essere fatto secondo le regole dell’Unione europea e non paventare l’ipotesi di aiuto di stato. Quanto basta, però, per lanciare un campanello d’allarme.