Il commento del direttore
Remo Vangelista
Ma, alla fine, chi ha veramente interesse a investire in Alitalia? Il cambio di marcia del gruppo Toto che, poche ore dopo aver smentito l’interesse per la compagnia ha invece affermato tramite una lettera di essere disponibile a entrare in partita, lascia in sospeso qualche interrogativo.
Perché tutte le offerte e le proposte arrivate sul tavolo sono sempre state accompagnate da una serie di ‘ma’. Alcuni si sono detti disposti a fare la loro parte ma non da soli, altri disponibili a rilevare l’azienda ma dopo una severa ristrutturazione, altri ancora hanno affermato di essere interessati a intervenire ma solo sul medio raggio; senza contare i soggetti pronti a investire ma solo fino a una certa quota.
Quello che ha colpito sin dalle prime battute della trattativa (si parla ormai di diverso tempo fa) è stata l’assenza di quell’entusiasmo che dovrebbe accompagnare le grandi operazioni industriali. Più che offerte, sul tavolo dei commissari arrivavano conditio sine qua non per fare la propria parte. E la vicenda Toto, per certi aspetti, prosegue su questo filone.
Un rapporto di lunga data
Il legame tra Carlo Toto e Alitalia è complicato e risale ormai a parecchi anni fa, quando la sua Air One passò nelle mani dell’ex vettore di bandiera.
Quando i tempi per la vendita di Alitalia hanno iniziato a stringere il nome dell’ex patron della compagnia dell’airone è tornato a circolare. La smentita dell’imprenditore è stata secca e decisa: non c’è nessuna proposta. Poi, però, la lettera è arrivata e Toto potrebbe essere uno dei partner in pole position per schierarsi al fianco di Ferrovie dello Stato.
Cosa ha spinto Toto a rivedere le sue posizioni? Difficile dirlo, anche se gli analisti scommettono sul fattore politico. Un elemento che, nella vicenda Alitalia come in poche altre, ha decisamente un suo peso.
Il confine tra politica e finanza, superato un certo livello di trattativa, diventa decisamente labile; e forse sarebbe persino insensato pensare di tracciare una linea di demarcazione netta tra i due elementi, che spesso finiscono per intrecciarsi fino a diventare inestricabili.
Ma Alitalia è prima di tutto un’azienda. Che ha bisogno di un piano industriale, una vision, una speranza per il futuro. E anche, ma non solo, di un buon appoggio politico.
La compagnia tricolore è senza dubbio un cardine della storia dei viaggi in Italia. E si merita un investimento convinto.