Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il primo semestre di gestione è filato via senza particolari intoppi e Ryanair è riuscita ad assorbire il netto aumento dei costi chiudendo il periodo con utili per 1,15 miliardi, in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente. Ora le incognite sono tutte sui sei mesi successivi, fino alla fine di marzo, e le previsioni di chiusura vanne inevitabilmente al ribasso.
Arrivano i conti dei primi sei mesi dell’anno per la compagnia low cost, che mette a segno un +11 per cento sia nel numero dei passeggeri (85,7 milioni) sia nel fatturato, che sale a 5,39 miliardi di euro. Invariati invece gli utili, come detto, così come il load factor, che si mantiene al 96 per cento grazie alla politica aggressiva sul fronte delle tariffe.
Il nodo dei B737 Max
Ora però la strada si fa in salita per il vettore: la Brexit resta un’incognita con cui bisognerà confrontarsi e i costi legati al carburante continuano a fluttuare. Ma il punto più difficile resta quello della flotta: i B737 Max non inizieranno ad arrivare prima di marzo-aprile 2020 e per l’estate ce ne saranno in flotta non più di venti, contro i quasi sessanta previsti. Una situazione che costringe Ryanair a rivedere le stime di crescita portando al 3 per cento, mentre dal punto di vista degli utili la forchetta ora si abbassa a un range tra 800 e 900 milioni di euro.