Il commento del direttore
Remo Vangelista
Diciannove anni fa il mondo si fermava di fronte alle tragiche immagini dell’attacco alle Torri gemelle di New York. L’11 settembre è stato il primo grande evento di rottura nella storia del dopo guerra. Da quel giorno del 2001 tutto è cambiato e l’industria dei viaggi, in particolare, non è stata più la stessa. Si è creato un ‘prima’ e un ‘dopo’, proprio come accade oggi, nel 2020, anno in cui la pandemia Covid-19 ha costretto ancora una volta il mondo del turismo a fermarsi, a ripensarsi e ad affidarsi a nuovi paradigmi, arrivando persino a mettere in discussione ‘programmazione’ e ‘stagionalità’, due concetti cardine del travel organizzato.
Per primo l’11 settembre ha minato la ‘leggerezza del viaggiare’ e il trasporto aereo ha dovuto fare i conti con una serie di limitazioni mai viste prima. Le procedure di imbarco sono diventate più rigide e lunghe. Le compagnie aree hanno limitato liquidi e oggetti contundenti nei bagagli a mano e, per la prima volta, hanno dovuto fare i conti con conseguenze finanziarie a lungo strascico. Così, negli Usa hanno imparato a ricorrere al Chapter 11.
Le cabine di pilotaggio sono diventate off-limits e il turismo internazionale ha subìto un rallentamento mai conosciuto prima.
Un nuovo stop
Oggi, a quasi vent’anni di distanza dall’attentato in cui hanno perso la vita quasi 3mila persone, il mondo e il travel si sono dovuti fermare nuovamente. Questa volta, però, in senso letterale, con tutte le conseguenze del caso: una paralisi mai vista prima, che avrà lunghi strascichi e dalla quale si inizierà a uscire, secondo le prime previsioni, solo nel 2023.
Il dopo Covid
Questa a volta, a differenza, dell’11 settembre, lo stop ha toccato tutti: compagnie aeree, aeroporti, tour operator, agenzie di viaggi, crociere e, ovviamente, clienti, fermi nelle loro case per mesi.
I cambiamenti sono già sotto gli occhi di tutti: diverse realtà non hanno superato la crisi, molte altre fanno fatica a ripartire e chi riesce deve fare i conti con un futuro fatto di continui ‘stop and go’.
La programmazione è quanto mai difficile in ogni settore, tra situazioni in rapida evoluzione, normative che cambiano ogni giorno e di Paese in Paese e protocolli sanitari in continuo aggiornamento.
Il prodotto deve adattarsi alle nuove esigenze dei clienti, sempre più proiettati al last minute e in balia di una paura costante di essere contagiati, che li porta a cercare luoghi poco battuti e affollati. Tutto è da rivedere, anche i rapporti interni al mercato, perché solo insieme si può costruire un nuovo modo di viaggiare, in linea con i tempi.
Perché su questo fronte gli operatori sono concordi: nulla sarà più come prima. Anche questa volta, come diciannove anni fa, si è creato un ‘prima’ e un ‘dopo’.