Il commento del direttore
Remo Vangelista
Ci sarà un progressivo miglioramento e i conti delle compagnie aeree nel 2021 saranno sicuramente lontani da quelli drammatici dello scorso anno. Ma tutto questo rischia di essere solo un palliativo, perché “la sofferenza per la crisi aumenterà, perché sarà più lunga e devastante di quanto ci si sarebbe mai potuto aspettare”.
È un grido di dolore quello lanciato dal neo direttore generale della Iata Willie Walsh, alla sua prima uscita pubblica nel nuovo incarico. A lui il compito di fare il punto della situazione del comparto e il quadro che emerge è che l’attesa luce fuori dal tunnel purtroppo è ancora molto, troppo lontana per un settore che solo lo scorso anno ha perso oltre 126 miliardi. Vero, quest’anno le proiezioni ‘limitano’ il rosso a meno di 48 miliardi, ma la realtà è che le due cifre vanno a sommarsi mentre nelle casse continua a entrare poco cash.
Indebitamento monstre
Walsh mette l’accento su un dato in particolare, quello dell’indebitamento: durante la pandemia questo è salito da 220 miliardi di dollari fino a raggiungere l’incredibile cifra di 651 miliardi, 3 volte tanto. E quest’anno i vettori sono destinati a bruciare altri 81 miliardi.
Le priorità
Cosa serve allora? Willie Walsh nel suo documento mette alcune priorità, spostando questa volta l’accento dall’urgenza di sostegni da parte dei Governi (che comunque dovranno ancora arrivare visto il prolungarsi della crisi) a favore di misure di più lunga visione. “La Iata continua a sollecitare i governi ad avere piani in atto in modo che non si perda tempo nel riavviare il settore quando la situazione epidemiologica consentirà la riapertura delle frontiere”, dice. Piani che però al momento non si vedono, con il rischio che nella fase di ‘miglioramento’ si perda del tempo e ulteriori posti di lavoro e apporto all’economia (3.500 miliardi di dollari l’incidenza sul pil mondiale nel 2019).
Taglio costi e accesso al credito
Altro elemento fondamentale e imprescindibile sarà il taglio dei costi, in ogni voce, anche la più minima e apparentemente ininfluente. In parallelo con una maggiore facilità di accesso al credito per sostenere la ripartenza. “Non ci può essere tolleranza per i fornitori di infrastrutture monopolistiche che cercheranno di recuperare le perdite con tariffe più elevate – ammonisce in conclusione Walsh -. Allo stesso modo, chiediamo la fine dei costi esorbitanti per i test Covid-19 con i governi che prendono il loro taglio in aggiunta a quello con le tasse”.