Il commento del direttore
Remo Vangelista
Gli scioperi e le cancellazioni delle compagnie aeree stanno tenendo banco sulle cronache, e non solo quelle di settore. Ma, per quanto urgenti da risolvere, potrebbero non essere questi i grattacapi maggiori.
Sotto la cenere dei voli rimasti a terra, infatti, cova un fuoco che potrebbe portare problemi più complessi. E il recente meeting Iata che si è tenuto a Doha ha messo in luce alcuni temi di cui si sentirà parlare per diverso tempo.
Per comprendere lo scenario, bisogna partire da una considerazione: il traffico si è ripreso, i conti delle compagnie no. Due anni di pandemia hanno messo sotto stress i bilanci e l'estate 2022 non basterà a mettere tutto in sesto come un colpo di spugna. Gli effetti di 24 mesi di stop forzato sui conti si faranno sentire ancora per molto tempo.
La spada di Damocle
Su uno scenario di questo tipo si fa a innestare l'ormai nota carenza di personale che sta mettendo alle strette il comparto. Il problema era noto già da tempo, ma la pandemia ha accelerato tutto.
La formazione di nuovi piloti non terminerà rapidamente. E soprattutto non riuscirà a coprire tutto il fabbisogno. La questione della carenza di personale si trascinerà ancora per diverse stagioni e di sicuro non sarà archiviata dopo l'estate di quest'anno.
A tutto questo bisogna poi aggiungere gli impegni per la sostenibilità e gli obiettivi di 'zero emissioni': secondo le stime della Iata, l'operazione costerà al settore la mostruosa cifra di 1,55 trilioni di dollari. E il comparto, fiaccato da due anni di pandemia e alle prese con la carenza di personale, difficilmente riuscirà a seguire fedelmente la roadmap.
Conti in rosso, mancanza di piloti, obiettivi zero emissioni: tre fattori che rischiano di creare una tempesta perfetta che il trasporto areo dovrà cercare di attraversare indenne.