Il commento del direttore
Remo Vangelista
Pubblicità di compagnie aeree che hanno lo scopo di dissuadere le persone dal volare. È l'iniziativa lanciata nei giorni scorsi dai movimenti di ambientalisti su diverse capitali europee, tra cui Roma. Anche nelle strade della Capitale, così come a Londra, Parigi e Amsterdam, sono spuntati cartelloni pubblicitari dei vettori "rivisitati" in corrispondenza delle fermate dei bus.
Un finto manifesto della British Airways recitava “la nostra business class diventa green grazie al primo campo da golf a bordo”, mentre un altro targato Lufthansa mostrava un viaggiatore sorvolare tranquillo una foresta in fiamme sotto lo slogan #sayYesToTheEndOfTheWorld. Una pubblicità della Ryanair con colori e forme della low cost promuoveva invece un viaggio “low cost” su un’isola di plastica.
Chi sono gli autori
La campagna è stata rivendicata da due gruppi di attivisti: Subvertisers International e Brandalism.
L’obiettivo è duplice: da un lato accusare tutto il trasporto aereo di non contrastare in maniera significativa il cambiamento climatico. Dall’altra, vietare a livello europeo le pubblicità che hanno a che fare con i combustibili fossili.
La posizione del trasporto aereo
Ma qual è la risposta del settore ai movimenti no-flight? Il presidente di Assaeroporti, Carlo Borromeo, ricorda che “l’opinione pubblica sopravvaluta l’impatto ambientale degli aeroporti e contemporaneamente sottovaluta quello economico e occupazionale. Dobbiamo pubblicizzare quello che stiamo facendo sulla sostenibilità e ricordare che, nei trasporti, non siamo tra i principali protagonisti del danno all’ambiente”.
Punta l’attenzione sugli sforzi sostenuti dai vettori il segretario generale Ibar, Luciano Neri: “Le compagnie nell’ultimo decennio hanno speso circa mille miliardi per acquistare aerei di nuova generazione grazie ai quali le emissioni per passeggero sono diminuite di oltre il 30%”.