Il commento del direttore
Remo Vangelista
Da un lato l’assessore capitolino allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro, Adriano Meloni. Dall’altro, Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma. Sono questi i due volti della Capitale, almeno per quanto riguarda la guerra delle cifre riguardanti il turismo.
Meloni e Roscioli, due manager che hanno sempre vissuto il turismo ma che ora si trovano su due fronti opposti.
“Nei mesi estivi - afferma Adriano Meloni -, abbiamo registrato un incremento medio del 3 per cento, con 3,2 milioni di arrivi e 7,8 milioni di presenze nelle strutture ricettive”. Ma Roscioli non ci sta. E vuole mostrare un altro volto delle cifre: “È vero che cresciamo del 3 per cento - riflette il presidente di Federalberghi Roma -, ma, nel resto del mondo, si cresce del 4-5 per cento, senza contare che la spesa media del soggiorno è scesa del 2 per cento: i bilanci si fanno con i fatturati, non con le presenze”.
I bacini di riferimento
Ma per Roma non c’è pace nemmeno per quanto riguarda i mercati di riferimento. Da un lato, infatti Meloni richiama all’attenzione la performance degli hotel a 5 stelle, con presenze a +5% e arrivi a +4,7% nei primi 7 mesi dell’anno; commentando: “Numeri che confermano la vocazione di Roma per il turismo di qualità - dice Meloni -, trainato soprattutto da americani, canadesi e inglesi”.
Roscioli in parte concorda, ma controbatte: “È vero che l’internazionalizzazone della domanda è alta - osserva Roscioli -, oltre il 70 per cento, con un forte interesse del mercato statunitense e i mercati cinesi ed europeo in crescita, ma ci sono dei bacini che registrano una flessione”. Tra questi ultimi, afferma il numero uno degli albergatori di Roma, i giapponesi. “Una perdita importante - osserva il presidente -, perché si tratta di un mercato di fascia alta, mentre i cinesi, seppur in forte aumento, hanno capacità di spesa più ridotte”.