L’ira delle associazionisulla tassa di soggiorno

Una tassa inaccettabile. Le associazioni degli albergatori insorgono dopo la notizia dell’aumento della tassa di soggiorno fino a 10 euro a persona previsto da un emendamento al Decreto fiscale approvato in Commissione Finanze alla Camera. In una nota, Confindustria Alberghi ha giudicato inammissibile l’aumento della tassa, “insostenibile per il sistema alberghiero italiano. Il nostro settore - continua la nota - si misura con una concorrenza internazionale sempre più serrata e un livello di costi come quello che si verrebbe a generare con un aumento del 100 per cento dell’imposta di soggiorno, va a colpire duramente il sistema delle imprese e dei lavoratori che operano in questo settore”.

Un intervento inutile
La  vice presidente vicario di Federturismo Confindustria Marina Lalli aggiunge: “Il recente emendamento al Decreto fiscale rappresenta un dannoso modo di procrastinare i problemi. Il fenomeno del sovraffollamento delle destinazioni turistiche non si combatte a colpi di tasse a carico dei turisti o delle imprese, ma con una programmazione intelligente dei flussi da realizzarsi attraverso il coordinamento delle politiche di promozione e marketing, di attività dei territori, di gestione della domanda, non certo con nuove tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e non toccherà invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente offre alloggio nelle destinazioni turistiche”.
Da tempo Confindustria Alberghi “sta chiedendo una revisione complessiva della norma. Tutto questo mentre la lotta ai giganti dell’intermediazione web – che non pagano tasse nel nostro Paese – e all’abusivismo sembrano essere finite su un binario morto”.
Anche Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, insorge contro un balzello che “è l’unico intervento in materia di turismo previsto da una manovra che, invece, avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale”.

Rimini e Firenze  al centro
La partita è aperta e le associazioni sono compatte di fronte a un provvedimento che, anche se come precisato dal Mibact al momento riguarda solo i comuni capoluoghi di provincia che secondo le statistiche abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori al numero dei residenti – quindi solo Rimini e Firenze in quanto Roma e Venezia usufruiscono già di una normativa particolare -, potrebbe creare ulteriori disagi a un settore già in grande difficoltà.

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