Il commento del direttore
Remo Vangelista
Fra i segmenti del turismo che hanno più risentito dei danni della pandemia c’è sicuramente il wedding tourism internazionale, quel mercato dei matrimoni all’estero che vede l’Italia come una delle destinazioni preferite per il grande Sì.
A certificare il pesante stop è la nuova ricerca di Jfc sul settore: nel 2020 il turismo delle nozze ha segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell’anno precedente, assestandosi a 35,5 milioni di fatturato generati da 226mila presenze.
Il 2019 si era concluso con 1 milione 783mila presenze generate dall’organizzazione di 9.018 matrimoni di stranieri in Italia, per complessivi 486 milioni di euro di fatturato.
“Considerando che i mercati Usa e Uk – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell’Osservatorio italiano Destination Wedding Tourism – rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6% del valore del wedding tourism, è interessante focalizzare l’attenzione su come si stanno comportando proprio questi mercati. Dalla rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi due mercati hanno perso, nel corso del 2020, il 69,7% degli eventi ed il 78,9% di fatturato”. E che il 27,9% dei matrimoni annullati dovevano svolgersi in Italia.
Gli stessi wedding specialists indicano, inoltre, una data di ripartenza del wedding tourism verso l’Italia purtroppo lontana: nessuno indica una possibile ripartenza già dall’estate 2021. La maggior parte dei rispondenti afferma che il ritorno in Italia “non ci sarà prima della primavera del 2022” (45,2%), come pure è alta anche la quota di coloro che indicano una ripartenza dei flussi di wedding tourism verso l’Italia più avanti: il 19,2% ne prevede un riavvio “solo dopo la metà del 2022” ed il 16,3% “non prima del 2023”.