Il commento del direttore
Remo Vangelista
Fino a due anni fa sembrava un fenomeno difficile da governare, ma a decretarne la fine ci ha pensato la pandemia: l’overtourism non tornerà più. A sancirne la morte il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci, che spiega come il sovraffollamento quest’estate lascerà il posto a un turismo più responsabile, più attento “che - rimarca a Huffingtonpost - non vuol dire esclusivo, né d’élite, né di lusso. Ma più ‘lento’ e rispettoso del luogo”.
I tre pilastri della rinascita
Le grandi città d’arte, che hanno sempre vissuto di turismo mordi e fuggi, dovranno dunque reinventarsi “sulla base di tre grandi pilastri: accessibilità, innovazione e sostenibilità. Le tre ‘spinte’ che la pandemia ha dato. Quello che ci auguriamo è che in questi luoghi possano tornare a registrare i flussi turistici necessari per la sopravvivenza, ma anche che si cominci a praticare un turismo diverso”.
Oltre la stagionalità
Un turismo più destagionalizzato, più deconcentrato - “ci auguriamo che la permanenza media dell’ospite nel luogo possa aumentare” - e che farà conoscere anche i dintorni delle grandi città: “Questo - spiega Palmucci - permetterebbe ai turisti di soddisfare quella che è una delle grandi esigenze del momento: la sicurezza. C’è bisogno di sentirsi in un luogo che ‘rispetti le distanze’”.
Turismo a corto raggio
Di una cosa, però, Palmucci è certo: quella che sta arrivando sarà una stagione a corto, cortissimo raggio: “Sarà un’estate di turismo domestico e di prossimità - prevede -, di turisti prettamente italiani ed europei. Sarà un’estate in cui gli italiani conosceranno meglio l’Italia, come hanno iniziato a fare dall’anno scorso. Questo meccanismo di scoperta (o ri-scoperta) è utile anche ai fini della promozione perché non c’è niente di meglio del passaparola, di chi è stato in un posto e lo racconta e raccontandolo convince altri ad andarci”.