Caffè
con il direttore
La Cartorange
di Romano

Un modello di fine anni ’90 che si adegua alle continue scosse del mercato. Gianpaolo Romano e Cartorange vanno avanti dal 1998 con una struttura sempre più solida. A fine esercizio ’95 (i conti si chiuderanno al 31 agosto) si prevede di raggiungere un giro d’affari di 45 milioni di euro, contro i 40 milioni del bilancio ’24. “Per ora siamo in linea con le previsioni. Sarà una primavera-estate strana, segnata dai ponti di aprile e da mesi che funzioneranno a strappi”.

Romano si presenta nella nostra redazione di Milano con in testa un progetto di crescita che nei prossimi anni dovrebbe portare Cartorange ad arrivare alla soglia di 600 consulenti di viaggio. In questo Caffè con il direttore si parlerà anche di Intelligenza artificiale, tour operator e biglietti aerei sempre più cari.

Cartorange vuole acquisire nuove fette di mercato. Manterrete la stessa filosofia di sempre?

Siamo un’azienda turistica che presenta una modalità molto specifica. Nati con 10 collaboratori, oggi abbiamo 400 consulenti e ogni anno riceviamo sino a 4mila curriculum.

È stata una scelta ben precisa quella di non avere un negozio fisico e di puntare sul turismo leisure. Non facciamo business travel e non abbiamo intenzione di cambiare strada. Il tailor made ci ha permesso di crescere e sono certo che fornirà soddisfazioni anche nei prossimi anni.

A chi vi siete ispirati quanto avete creato Cartorange?

Negli anni ’90 seguivo l’attività delle reti di promotori finanziari e mi sono domandato se questa filosofia si potesse trasportare con successo nel mercato delle adv. Abbiamo due sedi a Milano e Firenze, ma non abbiamo cercato la fisicità. Non lavoriamo neppure con i cataloghi. Ormai sono in parte (larga) superati dalla tecnologia.

Il pacchetto azionario di maggioranza della società è sempre nelle mani della sua famiglia?

Siamo 4 soci come a inizio avventura. Io e mio fratello Americo abbiamo una quota superiore al 50%. Ma è un grande progetto che vede più persone attive e questo ci ha permesso di crescere sempre, superando anche le fasi complicate. Durante il Covid, per esempio, abbiamo stanziato noi 1 milione di anticipi provvigionali per i nostri consulenti. Era un momento drammatico e serviva mandare un segnale di vicinanza.

Non crede che il mercato rischi di far saltare il banco del giusto rapporto qualità-prezzo?

Saltare forse no, però oggi si notano alcune sofferenze. La fascia alta sta anticipando e spende di più, il resto fa più fatica. I viaggi di nozze stanno tenendo. Oggi chi sceglie l’alta gamma vuole qualcosa di esclusivo e autentico. E noi anche per questo abbiamo creato un nostro tour operator che distribuisce il prodotto ai nostri consulenti. Oggi vale il 25% del nostro giro d’affari, ma è una linea di business che svilupperemo. Lavoriamo con alcuni operatori da sempre. Alpitour prima di tutti e poi Naar, che opera con noi da tempo.

Quale ostacolo vede nel futuro del consulente Cartorange?

Forse la tecnologia rappresenta la minaccia più concreta. Ma riguarda tutto il comparto. L’Intelligenza artificiale può creare problemi se non la seguiremo nel modo giusto, Con l’IA il consumatore avrà la possibilità di studiare e cercare prodotti sofisticati e sarà sempre più esigente. Ovviamente sono certo che lavoreremo anche in futuro con un target altospendente.

Le compagnie aeree, con i loro ticket in continua crescita, sono diventate un problema?

Credo che i vettori non siano ancora in assetto dopo la fase Covid. È un’industria che si metterà in equilibrio, ma serve tempo. Comunque su alcune direttrici lungo raggio i prezzi sono saliti del 30% e questo deve preoccuparti tutti.

È vero che sono arrivate offerte per acquistare la maggioranza di Cartorange?

Sono arrivate proposte e non lo nascondo, ma non eravamo pronti a cedere la società. Noi siamo una società in sviluppo che marginalizza, con buoni fondamentali economici. Parliamo delle solite percentuali di margine del turismo, ma siamo un’azienda in salute. Abbiamo costi di gestione bassi e abbiamo superato la fase critica meglio di aziende strutturate. Intanto chiudiamo bene il ’25 poi nel futuro vedremo, ma al momento non c’è alcuna cessione all’orizzonte.

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