Il commento del direttore
Remo Vangelista
Mancano 17mila aerei a completare il fabbisogno reale dell’aviazione mondiale, e questo, unito ai costi del carburante, condizionerà in negativo i conti delle compagnie aeree. Sembra un paradosso, ma il biennio che stiamo vivendo, dove il settore del trasporto aereo cresce a due cifre percentuali in tutto il mondo, sarà invece ricordato come economicamente irrilevante dalle compagnie aeree.
A spiegarlo è Raimonds Grutins, direttore regionale affari per l’Europa di Iata intervenendo a Routes Europe in corso a Siviglia: “Stimiamo che nel 2025 le compagnie aeree genereranno ricavi per 1.007 miliardi di dollari. Tuttavia le spese ammonteranno a 940 miliardi, il che ridurrà l'utile operativo a soli 67,5 miliardi”. A creare problemi continua ad essere il caro carburanti e il deficit di consegna di nuovi aeroplani. “Di fatto – ha aggiunto -, abbiamo raggiunto il massimo storico, con una carenza di 17.000 aeromobili in tutto il mondo”. Iata stima che i tempi di attesa per i nuovi aerei sarebbero attualmente di 14 anni, il doppio rispetto al periodo tra il 2013 e il 2019.
Per questo le compagnie e Iata stanno già provando a pensare oltre, al 2043. “Tra 18 anni il numero di passeggeri continuerà a crescere superando i 4 miliardi, ma la quota del traffico aereo dell'Europa passerà dal 26% al 19,5%, mentre l'Asia-Pacifico rappresenterà il 46%, rispetto al 34,1% di oggi” ha concluso Grutins. Solo 662 milioni di passeggeri in Europa contro oltre 2 miliardi in Asia. È lì quindi che si gioca il futuro dell’aviazione mondiale.