Sardegna e Romagna, timori per l'estate: turismo russo a rischio

“È troppo presto per disperarsi, ma anche troppo presto per dire che non succederà niente”. Nelle parole di Paolo Manca, presidente della Federalberghi regionale, tutta la preoccupazione del mondo dell'ospitalità sarda per l’evolversi della guerra in Ucraina. La posta in gioco è molto alta, se pensiamo che il mercato russo per l’isola vale qualcosa come 40 milioni di euro solo per l’ospitalità alberghiera, più altri 40 di indotto tra ristoranti, ormeggi e shopping. In termini percentuali, aggiunge La Nuova Sardegna, la Russia rappresenta l’1,5% per quanto riguarda le presenze, circa 220mila a stagione.

“La preoccupazione è reale - confida Manca all’Ansa -: il turismo sardo pagherà sicuramente, non si sa in che misura ma pagherà. Inevitabile immaginare che le presenze diminuiranno. E che chi verrà tenderà magari a mantenere un profilo, anche per le spese, più basso del solito”.

Romagna, i timori per la stagione
A stare con il fiato sospeso anche la riviera romagnola, da sempre una delle mete preferite dai russi che scelgono la vacanza balneare. “Senza il mercato russo e quello ucraino – confida a Corriere della Sera Leonardo Corbucci, amministratore delegato di Airiminum, l’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino ‘Federico Fellini - il rischio è di una catastrofe dal punto di vista turistico. A inizio 2022 si notava già una svolta e la previsione era di chiudere l’anno con 400 mila passeggeri. Prima della guerra “facevamo più del 2019”, ha aggiunto Corbucci. “Quest’anno avevamo dieci voli settimanali dall’Ucraina, una quarantina dalla Russia. Solo questi due mercati nel 2022 avrebbero significato 300mila passeggeri”. Inoltre proprio poco più di un mese fa era stato annunciato un accordo di Airriminum con Anex Tour, operatore turistico russo tra i più influenti del settore a livello mondiale, che prevedeva 15 voli settimanali dalla Russia e due dall’Ucraina.

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