Il commento del direttore
Remo Vangelista
Dopo essere state duramente colpite dalla pandemia, saranno proprio le città d’arte le grandi protagoniste dell’estate italiana, grazie al ritorno dei turisti internazionali, primi fra tutti europei e statunitensi.
Da giugno ad agosto presenze a 27,4 milioni
A esserne certi gli esperti di Cst che, per Assoturismo Confesercenti, hanno condotto uno studio intervistando oltre 1.200 imprenditori nelle principali 100 città d’arte del territorio nazionale. Dall’analisi dei dati emerge la stima di 27,4 milioni di presenze tra giugno e agosto, oltre 5,5 milioni in più rispetto al 2021. Un boom dovuto soprattutto al ritorno dei visitatori dall’estero: le presenze turistiche straniere dovrebbero essere oltre 17,5 milioni, il 34% in più rispetto alla scorsa estate.
Grazie alla fine delle restrizioni quest’estate il turismo culturale crescerà del 24,6% rispetto all’anno precedente: l’incremento più rilevante tra tutti i segmenti di offerta turistica e della media complessiva del settore (+14,3%). A spingere la ripresa del turismo culturale è soprattutto la domanda straniera (+34,6%), anche se si rafforza anche quella italiana (+10,2%), per un totale di oltre 5,5 milioni di presenze in più rispetto al 2021.
Complessivamente si stima che il movimento del trimestre potrebbe raggiungere i 27,4 milioni di pernottamenti, di cui il 64% di turisti stranieri e il 36% di italiani.
Oltre 9 miliardi di spesa
In termini di spesa, poi, tra gennaio e agosto 2022 il turismo culturale genererà qualcosa come 9,1 miliardi di euro di spesa turistica, di cui 4,3 nel solo trimestre estivo, per il 53% generato dalla domanda straniera, pari all’1,4% del totale dei consumi nazionali. Una spinta sufficiente ad annullare quasi completamente la flessione di spesa delle famiglie prevista per lo stesso periodo a causa dell’aumento dell’inflazione (-10 miliardi di euro).
Settore ancora in difficoltà
Il recupero, dunque, è tangibile ma non tale da cancellare le difficoltà per il comparto, che non sono ancora finite. Un settore che ha pagato duramente la crisi sanitaria: basti pensare che, tra il 2020 e il primo trimestre del 2022, hanno cessato l’attività 6.697 imprese della ricettività. Una vera e propria emorragia che non è stata compensata da nuove aperture: dall’inizio della pandemia ad oggi sono nati solo 3.707 nuovi alberghi e hotel, per un saldo negativo di -2.990 imprese ‘sparite’ in poco più di due anni: quasi sette al giorno.