Il commento del direttore
Remo Vangelista
Un tesoro che vale 702 milioni di euro. È questo l’importo incassato nel 2023 dai Comuni italiani tramite l’imposta di soggiorno pagata dai turisti. Secondo la rilevazione effettuata dalla fondazione Ifel-Anci, il gettito in un anno è salito del 26%. Roma è prima nella classifica tra le città che hanno incassato di più: 165 milioni di euro e +38,6% rispetto allo scorso anno, grazie all’arrivo di 49,2 milioni di viaggiatori. Al secondo posto Firenze, che non soltanto strappa la medaglia d’argento a Milano, ma vede crescere il gettito del 64,3%.
Venezia è al quarto posto, seguita da Napoli, Bologna, Torino e Rimini. A sorpresa al nono posto, davanti Verona, si piazza Sorrento, unico non capoluogo ad entrare nella top ten.
Nata nel 1910 come tassa di scopo per i comuni termali, l’imposta di soggiorno venne eliminata nel 1989, per poi essere reintrodotta venti anni dopo.
Il costo varia da città a città e a seconda della tipologia di alloggio scelto. Si va da 1.50€ a persona in un b&b o campeggio in località come Otranto (la più economica d’Italia), fino ai 10 euro per gli alberghi di lusso a Roma, città con le tariffe più care. In località di mare come Taormina o Forte dei Marmi, una notte in un hotel a 5 stelle comporta una tassa pari a 5 euro.
La possibile revisione
Ora, secondo corriere.it l’imposta potrebbe essere estesa a tutti i Comuni italiani che vorranno applicarla, mentre oggi la possono applicare solo i capoluoghi, le unioni di comuni e i comuni turistici. Ci sarebbe soprattutto una rimodulazione degli importi: fino a 5€ per pernottamenti con costo inferiore a 100 €; fino a 10 € per una stanza tra i 100 e i 400€; fino a 15 € per sistemazioni tra i 400 e i 750€ e un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi extralusso.
Cambierebbe anche il concetto di ‘scopo’ dell’imposta. Sempre secondo le indiscrezioni, gli incassi potrebbero essere destinati non più solo a interventi nel settore del turismo, ma anche alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. Immediata la levata di scudi delle associazioni di categoria come Federalberghi, ma il governo rassicura: “non c’è nulla di deciso visto che non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria. Il dialogo proseguirà a settembre”.