Giappone e overtourism:
ora la battaglia si combatte
con le doppie tariffe

Il Giappone continua ad avere un problema con i flussi turistici, o meglio con l'overtourism. Iniziato nel 2011, il trend di crescita turistica del Paese del Sol Levante, tolto lo stop da Covid, non ha mai conosciuto limiti.

Oggi il Giappone accoglie mensilmente oltre 3 milioni di turisti, di cui anche il 40% stranieri. Il settore rappresenta il 9% del Pil e gli outlook dicono che nel 2034 il 10% della forza lavoro giapponese sarà impiegata nel turismo.

Ma non tutto è così positivo. A far crescere i flussi di incoming sono stati 2 fattori: l'aumento del numero di visitatori cinesi e la svalutazione dello Yen, che solo quest'anno ha perso circa il 10% rispetto valute forti come Euro e Dollaro. Una sempre maggiore presenza di persone con forte propensione alla spesa, a fronte di difficoltà sempre maggiori dei giapponesi, ha così dato il via alla politica dei doppi prezzi.

Molti ristoranti e strutture alberghiere applicano già due tariffe, differenti per i connazionali e per tutti gli altri. Ora anche il pubblico sta facendo lo stesso. La visita al famoso castello di Himeji, patrimonio dell'umanità, costerà agli stranieri 28 euro, contro i 6 di oggi. Ma i provvedimenti sono anche più drastici. A Kyoto è stato chiuso parte del quartiere di Gion, tipico per le sale da tè e le geisha, perché i turisti invadevano proprietà private e toccavano le ragazze nei loro bellissimi vestiti. Nella prefettura di Fuji sono stati messi dei teli per oscurare la vista dell'omonimo monte, a causa dei troppi turisti che si fermavano per fare foto, bloccando il traffico.

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