A cura di Robert Gentile

Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Cosa è cambiato (per sempre) nel turismo, quattro estati dopo il Covid

Abbiamo tutti la memoria corta, che però serve a lasciarci alle spalle i momenti brutti. Dove eravamo a luglio di soli quattro anni fa? In piena post-pandemia, quindi nel periodo più drammatico della storia (non solo turistica) dell’era moderna. Sembra passato un secolo, ma è solo una manciata di estati, però da allora almeno cinque cose sono cambiate. Per sempre.

1. Addio mascherine, amuchina e distanziamento sociale - Per ricordare come fossimo conciati, a luglio 2020, basta leggere il mio “Perché ci vorranno mesi (o anni) per tornare a viaggiare come prima” . Adesso, per citare il prodotto col quale ci lavavamo compulsivamente le mani, l’amuchina, ho dovuto fare una query su Google. Oggi, a chi importa più la differenza tra le mascherine FFP2 e le FFP3? Ma soprattutto, non paiono patetici i pochi che ancora indossano la mascherina in metro o sul treno?! Mentre le abitudini successive all’11 settembre sono rimaste per sempre (in aeroporto: i liquidi contingentati, le cinture da slacciare, i lap top estratti dalle custodie) scommetto che - per indossare nuovamente mascherine e guanti - ci vorrà almeno una nuova pandemia.

2. Quei prezzi (bassi) in Italia non torneranno più - D’accordo, il Covid c’entra poco, il danno è successivo, l’inflazione è figlia del conflitto in Ucraina e di altre contingenze non mediche. Ma quello che pagavamo in un buon ristorante ad Alassio o per passare un week-end a Taormina, nel 2019 - ovvero il 30-40% in meno, rispetto a oggi - non lo ritroveremo mai più. Al nostro posto se la godono gli stranieri, americani in primis per i quali “siamo fighi e costiamo poco”, anche grazie al dollaro forte. Ecco perché oggi sempre più italiani vanno in vacanza a luglio e a settembre, visto che agosto è inavvicinabile.

3. Il Giappone su, la Cina giù, Russia addio per sempre - Se c’è una destinazione che gode di particolare successo, da almeno un paio d’anni a questa parte, è il Giappone, grazie a un rapporto qualità/prezzo che nel 2019 era una chimera. Un Paese che non si è più ripreso è la Cina, che nel 2019 era in cima alle preferenze dei viaggiatori e al quale solo pochi mesi fa Michele Serra, un’autorità sulla Terra di Mezzo, dedicava un laconico: “La Cina è sempre stata un gigante turistico, ma negli ultimi tre anni è stata dimenticata ed è scomparsa dall’immaginario collettivo dei viaggiatori tricolore. Da quando ha riaperto le frontiere, il gigante si è rimesso in moto, ma a un ritmo molto lento...”. Un Paese che è sparito, forse per sempre, dal portafoglio dei tour operator italiani, è la Russia: quella di Dostoevskij e Solženicyn, dell’Ermitage e della Piazza Rossa, di Tchaikovsky e del Bolshoi. Un lutto, per tutti.

4. Siamo tutti più esigenti e nervosi - Sarà una conseguenza del lockdown, ovvero dello stare chiusi in casa per mesi, oppure della difficile ripresa post pandemia, ma oggi siamo tutti più intolleranti e suscettibili. La scorsa estate pubblicai un pezzo sui balneari e sul tramezzino diviso a metà che, su LinkedIn, fece il botto: 119.999 visualizzazioni e 792 commenti, metà dei quali di improperi diretti al sottoscritto. Che si era permesso di affermare che la qualità si paga, che se vuoi ombrellone e lettino non puoi pretendere di pagarlo 20 euro e che il “supplemento taglio tramezzino” è una stupidata da 2 euro. Niente, 400 ditini alzati a darmi del difensore del privilegio e dell’avversatore della libertà. Per un ombrellone e un lettino. Se avessi speso due parole a favore dei tassisti?!

5. Il turismo ha resistito, resiste e resisterà. Per sempre - Me li ricordo i colleghi che hanno abbandonato il settore, nel 2020, per dedicarsi a business più redditizi. Qualcuno mi guardava col sopracciglio alzato, il messaggio in sottotesto era: “Dai, ancora nei viaggi? Il turismo è morto, non tornerà più come prima... Hai letto cosa prevede IATA? Ai voli del 2019 torneremo nel 2025, forse. Lascia perdere e trovati un altro lavoro, che è meglio”. E noi turistici, mogi mogi nel luglio 2020 degli ombrelloni distanziati, a sperare che la quarantena per chi rientrava dalla Tunisia (lo so che ve lo siete dimenticato, leggete qui) non durasse 15 giorni... E invece, solo quattro estati dopo, siamo alle prese con l’overtourism, perché viaggiare è un bene inestimabile e non c’è pandemia, guerra o rivoluzione che possano fermarci. Ora lo sappiamo ancor più di prima.

P.S. Dedichiamo un benevolo pensiero, agli ex colleghi che ora si occupano di medicine o bitcoin, di food delivery o immobili, visto che le convention noi le facciamo in crociera a Santorini, loro in un grigio business hotel a Dortmund...

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