Il commento del direttore
Remo Vangelista
La storia di Google è quanto di più simile ci sia a una leggenda. Con tutti i canoni della grande storia della Silicon Valley: dall’incontro causale tra i futuri fondatori Larry Page e Sergey Brin all’università, la loro antipatia iniziale, l’inizio dell’avventura in un garage, la scalata al successo. E, soprattutto, la creazione di un’azienda che, al momento della sua nascita, non sapeva esattamente dove sarebbe andata.
Quando Page e Brin, il 4 settembre di 20 anni fa, crearono Google (errore di trascrizione del termine matematico Googol; ironia della sorte, oggi sarebbe bastata una ricerca su Google per scoprire la grafia corretta) non avevano ancora chiaro dove sarebbero andati a finire. E, soprattutto, come il loro motore di ricerca avrebbe guadagnato.
Ma neanche il resto del mondo aveva immaginato come Google avrebbe cambiato le loro vite. E il mercato del turismo non faceva eccezione. Nel 1998 il web era appena all’inizio, l’ecommerce muoveva i primi passi e a fenomeni come Airbnb non si pensava nemmeno. Sarebbe stato difficile per chiunque immaginare che nel giro di un paio di decenni quel motore di ricerca nato in un garage sarebbe diventato il principale competitor di agenzie di viaggi online, comparatori di prezzi e distribuzione in generale.
Oggi Google visualizza prezzi, trova voli e hotel, confronta i costi e, soprattutto, è in grado di dire quando la tariffa disponibile in quel momento è un vero affare o no. Ha costretto i metamotori a modificare il proprio business model e, soprattutto, ha creato un nuovo fronte di battaglia per tutti i competitor. È entrato perfino negli hotel con il suo Google Home.
Esattamente vent’anni fa un semplice errore di ortografia digitato su una tastiera si preparava a cambiare le abitudini di acquisto e di viaggio dei turisti di tutto il mondo. Ma non lo sapevano neanche i loro stessi fondatori.
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