Ezhaya, Astoi: “Riparte il turismo organizzato. Ma resta l’attesa per i ristori”

Il presidente di Astoi, Pier Ezhaya, commenta con favore l’ultima ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza. “Salutiamo l’ultima ordinanza del Ministero della Salute con soddisfazione. Pur con un gravissimo ritardo ci allineiamo agli orientamenti degli altri Paesi europei e possiamo, gradualmente, riaccendere i motori e guardare al futuro.

Ripresa graduale
Indubbiamente è lecito aspettarsi dal punto di vista della domanda una graduale ripresa e non un’immediata accelerata, anche perché alcuni temi centrali, primo fra tutti quello inflattivo, restano ma, finalmente, possiamo iniziare a programmare con un minimo di visione a medio termine e tornare a quella normalità alla quale abbiamo dovuto rinunciare per due anni”.

Il lavoro delle associazioni
“Il grande lavoro fatto con il tavolo tecnico del Ministero della Salute, con il Ministero del Turismo - che non ci ha mai fatto mancare il proprio supporto nel raggiungimento di questo importante obiettivo - e insieme alle principali associazioni di categoria  - continua Ezhaya - ha permesso questo risultato che, seppur tardivo, è forse il primo vero mattone posto per ricostruire un settore ferito e annichilito dalle restrizioni”.

Gli operatori ora “dovranno assumersi l’onere di fare impresa e di proporre alle agenzie di viaggi e ai clienti la massima offerta per soddisfare la domanda. Da questo punto di vista, vedendo quanto ogni giorno i nostri soci sono stati ansiosi di poter tornare a fare il proprio mestiere, sono certo che tutti faranno la propria parte per rilanciare il comparto”.

Il capitolo ristori
Preso atto di questo risultato fondamentale e “dopo aver espresso la nostra più ampia soddisfazione, non dobbiamo però mandare in cavalleria il 2021, che rappresenta l’anno più duro della storia del turismo, avendo fatto registrare per la prima volta perdite devastanti di ricavi e di redditività. Per questa ragione continueremo a interloquire e lottare con il Governo per ristorare i danni subiti per poi tornare ad occuparci di ciò che amiamo più fare, il nostro lavoro”.

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