Il commento del direttore
Remo Vangelista
È tornato centrale. Chi lo aveva dato per finito ha dovuto ricredersi nei tre giorni di fiera a Rimini. Il ‘soldato tour operator’ non cede il passo e prova a rilanciare l’azione. Si è visto nei padiglioni di TTG Travel Experience ’24 che l’interesse per questo protagonista di mercato è tornato in modo prepotente. Soddisfazione piena che trasmette Pier Ezhaya in questa intervista con TTG Italia tra tailor made e margini ristretti.
Presidente riavvolgiamo il nastro. A Rimini stand affollati e trattative a ciclo continuo. Siete di nuovo centrali?
In fiera è stato incredibile il flusso di agenzie transitato nell’area Astoi. Non mi aspettavo un risultato di questo tipo e abbiamo riportato il tour operating nella giusta casella.
Sarebbe?
Ci siamo ripresi lo spazio corretto e abbiamo dimostrato che i soci Astoi sono aziende sane e in crescita. Mi lasci dire che “siamo in bolla”. Qualcuno ha investito in azioni commerciali e qualcun altro in commissioni... Ma bisogna proseguire a investire e non fermarsi. Vedo poca voglia di rischiare su East Africa e Caraibi. Le aziende prendono pochi rischi e si accontentano. Abbiamo assistito a uno scatto di orgoglio delle imprese che fanno tailor made. Direi che hanno tirato fuori le unghie, ma ora viene il bello.
Tutto vero, ma serve uno slancio diverso per rendersi interessanti anche al mondo della finanza. Su questo c’è ancora molto da fare?
Senza dubbio il settore non è visto di buon occhio dalla finanza perché viaggia a bassa redditività. Manca in alcune situazioni lo slancio imprenditoriale che può fare la differenza. Da noi il più bravo fa un risultato poco esaltante per le banche. Questo è chiaro.
Parliamo di agenzie. Quando è difficile per i soci Astoi tenere agganciate le adv?
Sappiamo che si muovono in modo tattico. E sappiamo anche che quelle che fanno da sole muovono qualcosa come 2 miliardi di euro di fatturato. Detto questo c’è ancora vita sul pianeta tour operator e l’afflusso di adv a Rimini lo prova.
Nonostante tutto rimane fiducioso?
Assolutamente e credo che gli spazi di attività siano ancora molto ampi. Sollecito sempre gli associati a non ripetere gli errori del passato e seguire i cambiamenti dei consumatori. Questo è il tema più interessante.
Perché tra pochi anni nulla sarà più uguale?
Tra qualche anno assisteremo a un cambiamento violento. Bisogna capire che tra 5-7 anni i consumatori avranno esigenze molto diverse rispetto a oggi. Fondamentale studiare tanto e bene.
La parola charter ha ancora un senso?
Non credo sia passato di moda, ma deve essere visto in un altro modo. È chiaro che bisogna rischiare qualcosa di più per vedere risultati. Se non va bene ti fai male, però. Insomma, come in Borsa.