Direttiva pacchetti:
il ministro Santanché
perplessa sui lavori

Torna in campo, ben prima della data fatidica del 26 giugno, giorno in cui si dovrebbe avere il voto finale del Parlamento europeo, la questione della contestatissima nuova Direttiva Ue sui pacchetti turistici.

E a rimettere al centro del dibattito la questione è la stessa ministro del Turismo, Daniela Santanché. Riferendosi alla discussione in Commissione Mercato Interno e Protezione del Consumatore del Parlamento europeo sugli emendamenti alla proposta di revisione della Direttiva 2015/2302, Santanché esce allo scoperto ed esprime “perplessità”.

“Le indiscrezioni sui lavori in corso relativi alla Direttiva UE Pacchetto tutto compreso destano perplessità, in quanto non sembra ancora che si sia raggiunta la giusta sintesi che tuteli, al contempo, gli interessi dei consumatori e del tessuto imprenditoriale italiano, in gran parte rappresentato dalle piccole e medie imprese - dice la ministro in una nota -. In ogni caso, sono certa che non potrà che essere perseguita, come abbiamo già indicato, la strada del buon senso, dal momento che è l’unica a supportare un turismo equo e sostenibile, sicuro per i viaggiatori e fonte di sviluppo per le aziende.”

Le questioni aperte

A provocare l’ira delle associazioni di categoria nei confronti della nuova direttiva, una serie di punti che, a detta del mondo del turismo, danneggerebbero il settore al punto da farlo chiudere.

Fra le questioni più contestate, la reintroduzione del tetto agli acconti del 25% e la previsione della possibilità di richiedere il saldo non prima dei 28 giorni data partenza; l’istituzione di un trust per garantire gli acconti; la mancanza di perimetro e oggettività sulle circostanze straordinarie che regolano il recesso senza penale; la riduzione del timing di rimborso per fallimento e insolvenza da 9 a 3 mesi e le sanzioni pecuniarie, che prevedono multe fino al 4% del fatturato in caso di violazione delle previsioni della Direttiva.

Una serie di regole che nei mesi scorsi ha provocato una vera alzata di scudi, che hanno trovato una voce forte nella lettera aperta del presidente Astoi, Pier Ezhaya, nella quale si definiva senza mezzi termini la nuova direttiva un ‘delitto perfetto’.

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