La lotta
all’overtourism
passa
dalle agenzie

Soprattutto in Spagna (ma non solo) l’overtourism si sta trasformando da problema logistico e ambientale a questione sociale. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le proteste dei cittadini per le strade delle località più gettonate.

Ma sarebbe sbagliato fare un discorso generalizzato: sotto processo non c’è il turismo in generale, ma un determinato modo di intendere il settore del travel. A dare una mano a comprendere la questione nella sua esatta dimensione sono stati gli stessi cittadini di Malaga, gli ultimi a essere scesi in piazza per protestare. Tra i manifestanti, infatti, sono spuntati cartelli che invitavano i turisti a scegliere gli alberghi piuttosto che le case in affitto. Ed è proprio questo il punto: la protesta non è tanto contro i turisti in sé e per sé, ma contro il dilagare degli affitti brevi, che fa impennare i costi degli alloggi con conseguenze sulla popolazione facilmente immaginabili.

Altrove (come nella nostra Venezia), a finire sul banco degli imputati sono i turisti ‘di giornata’ o ‘mordi e fuggi’. Ovvero i viaggiatori che usufruiscono dei servizi della città senza ‘restituire’ in termini di fatturato.

Il nodo del turismo organizzato

Da questi elementi emerge chiaramente come il turismo organizzato, ovvero quello che si muove attraverso la filiera hotel-tour operator-agenzia di viaggi, non è la causa dei disagi. Al contrario, potrebbe addirittura essere la soluzione.

Il mondo degli affitti brevi (quando si parla non di strutture votate al ricettivo ma di abitazioni private) si muove su binari differenti rispetto al turismo ‘tradizionale’. Reincanalare i flussi sul circuito classico porterebbe a una revisione dell’intero sistema, di fatto mettendo all’angolo quei fenomeni che hanno portato a far lievitare il costo degli affitti in maniera incontrollata.

Insomma, a ben vedere le proteste non sono contro il turismo tout court, ma contro un certo tipo di turismo: quello che per lo più non passa dai canali tradizionali. E proprio questi ultimi, che non sono la causa dell’overtourism, potrebbero esserne la cura.

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