Il commento del direttore
Remo Vangelista
C’è in tesoro nascosto nel business del trasporto aereo. Un flusso che viene versato spontaneamente dai passeggeri e che aspetta solo di essere messo a frutto dai vettori. Sono i big data, ovvero tutte le informazioni che ogni giorno i clienti delle compagnie aeree comunicato per portare a termine le loro prenotazioni. Nomi, cognomi, date di nascita, professioni: tutte informazioni che, in altri settori, le aziende si strappano di mano. E che invece, ai vettori, vengono consegnate come se nulla fosse direttamente dai clienti.
Come evidenzia un articolo pubblicato da wired.it, i vettori godono di una posizione privilegiata per analizzare le abitudini di acquisto.
Sulla strada della personalizzazione
Uno dei problemi principali delle aziende di qualunque settore, subito dopo conquistare i clienti, è quello di mantenerli. Per questo le compagnie crearono i programmi fedeltà, ovvero sistemi che premiavano i viaggiatori che sceglievano spesso un medesimo vettore.
Ma i big data hanno aperto una possibilità in più: non solo promettere ai clienti plus e vantaggi, ma intercettare singolarmente i desideri e le richieste, cogliendole in tempo reale e rispondendo con tempestività. Per fare tutto questo è necessario analizzare, studiare e incrociare i dati sulle prenotazioni e le abitudini di acquisto: materia prima che alle compagnie aeree certo non manca.
Il risultato? Non solo la conquista della clientela, ma soprattutto l’aumento della vendita degli elementi che consentono di personalizzare il viaggio. In altre parole, le famose ancillary revenue, diventate ormai una delle principali fonti di guadagno delle compagnie.
Non solo: con la personalizzazione, dicono le cifre, aumenta anche la fidelizzazione. Ed ecco che il cerchio si chiude.