Il commento del direttore
Remo Vangelista
Alla fine è intervenuto lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per decretare lo stop ai B737 Max anche sul territorio degli Stati Uniti. Scatenando così un escalation che ha coinvolto prima la Federal Aviation Administration, che ha imposto il ban su tutto il territorio nazionale, poi la stessa Boeing, che he decretato la messa a terra di tutti gli esemplari già consegnati, 371 a livello globale, fino a nuovo ordine.
La decisione è arrivata dopo una serie di ricerche e analisi portate a termine nella giornata di ieri, le quali hanno evidentemente imposto di scegliere la via della massima prudenza.
La decisione
Nel suo discorso Trump ha espresso come priorità la sicurezza dei cittadini, dei piloti e di tutto il personale di volo. “Speriamo che Boeing ci dia presto delle risposte - ha commentato -, ma fino ad allora gli aerei resteranno a terra”. Non si è fatta attendere la risposta di Boeing che per voce del ceo Dennis Muilenburg ha sottolineato ancora una volta la vicinanza alle famiglie delle vittime aggiungendo che stanno facendo il possibile per comprendere le cause del disastro, aumentare le misure di sicurezza e assicurarsi che fatti del genere non si ripetano. Ribadendo inoltre la massima fiducia nei confronti dell’aeromobile.
Le scatole nere
Per quanto riguarda invece le scatole nere dell’aereo Ethiopian precipitato, è in atto uno scontro tra Etiopia ed Europa da una parte e gli Usa dall’altra. La Federal Aviation Administration ha chiesto di potere analizzare i dati, essendo la Boeing americana, visto che il Paese dove è avvenuto l’incidente non è in possesso dell’attrezzatura necessaria. Ma Ethiopian preferirebbe rivolgersi all’Europa, trovando l’appoggio della Francia, che ha dato la propria disponibilità. G. G. - L. V.