Il commento del direttore
Remo Vangelista
Doveva essere l’estate della grande ripresa e invece in casa easyJet, nonostante il traffico stia tornando alivelli interessanti, i grattacapi non mancano. Se la Gran Bretagna al momento è il Paese maggiormente affetto dal problema della carenza di personale, con il conseguente taglio netto sulla programmazione dei voli, la compagnia low cost al momento è quella che sta subendo le conseguenze più importanti. E il piano messo a punto per limitare i danni, con la riduzione dell’operativo di 40 voli al giorno verrà ora esteso anche a tutto il mese di settembre.
La situazione
Tutti in tentativi finora fatti per accelerare sul recruiting di nuovo personale qualificato non hanno prodotto gli effetti sperati, anche per via dei tempi tecnici necessari per immettere nell’organico i nuovi arrivati dopo la necessaria formazione e qualifica. Ma c’è anche dell’altro e l’accusa arriva direttamente dal ceo Johan Lundgren (nella foto), in aperto conflitto con il Governo britannico.
Secondo quanto riportato da Simpleflying. Il manager ha puntato il dito direttamente sulla Brexit come causa indiretta della situazione attuale nel Paese: Lundgren ha infatti spiegato che la compagnia ha dovuto rimandare al mittente migliaia di curricula provenienti da altri Paesi europei perché con le normative attuali non avrebbero potuto essere assunti. Una sorta di paradosso, insomma, che riapre una ferita mai sanata, ovvero l’avversione nei confronti di Brexit da parte di tutta l’industria del trasporto aereo.