Il commento del direttore
Remo Vangelista
E’ stato un sogno accarezzato a lungo, un’idea nata forse sull’onda dell’entusiasmo per un business in ascesa costante e inarrestabile. Ed è stato allora, ormai diversi anni fa, che Michael O’Leary tra i suoi desiderata aveva messo anche i voli a lungo raggio come frontiera dove fare arrivare il modello low cost della sua Ryanair. Del resto, deve essere stato il suo teorema, se il mercato vuole questo tipo di business nel corto raggio perché non dovrebbe chiederlo anche per andare a New York?
Gli ostacoli
Ma sin dal principio gli ostacoli sono apparsi insormontabili, a partire dalla possibilità di reperire nel breve periodo aerei in numero sufficiente per garantire un servizio alla Ryanair e non voli spot. E anche quando la rivale Norwegian ha iniziato a farsi sempre più spazio facendo vedere che era un mercato possibile, i dubbi non hanno abbandonato O’Leary. Fino ad arrivare alla sentenza che il progetto non poteva funzionare.
Le motivazioni
Alla presentazione della winter a Milano nei giorni scorsi TTG ha chiesto al manager se c’erano margini di ripensamento e, in caso contrario, perché. “Sono due mondi completamente diversi, non torniamo indietro sulle nostre decisioni. E’ un discorso chiuso”. E ha proseguito: “Noi offriamo un modello che si basa tutto sulle tariffe basse, sui servizi basici senza business class o altre cose aggiuntive. Le compagnie che fanno lungo raggio, in particolare su alcune rotte, basano la loro fortuna al contrario sui servizi premium perché c’è un’ampia fetta di mercato che su queste rotte vuole proprio quello ed è disposta a pagare un sacco di soldi per averlo. Non so perché ma è così e abbiamo dovuto prenderne atto”.